Elogio dell’inesperienza: le idee dei più giovani salvano le imprese?

scritto da il 11 Febbraio 2020

Autore del post è Giacomo Galli, managing director, country leader e fondatore di Protiviti in Italia –

Per decenni abbiamo ritenuto che per fare consulenza fossero indispensabili sempre gli stessi ingredienti. In particolare il modello di business della consulenza direzionale è rimasto pressoché immutato, incardinato su un principio: mettere a disposizione delle imprese, per periodi determinati, professionisti intelligenti e preparati capaci di dare risposte a problemi di varia natura.

Oggi la rivoluzione digitale, la democratizzazione dell’informazione attraverso rete e big data, la pressione culturale dei nativi digitali demoliscono questo modello e originano una nuova domanda che richiede un cambiamento dei fondamentali della consulenza: formulazione dell’offerta, contenuti ed esecuzione. Le difficoltà che stiamo incontrando impongono di chiederci seriamente se questo passaggio epocale possa essere affrontato solo da coloro che hanno pensato e gestito il modello attuale.

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La domanda delle imprese, potenzialmente, è molto elevata e potrebbe far crescere in misura rilevante il mercato italiano della consulenza. Oggi, in Italia (dati Assoconsult), operano 23.000 imprese che generano un fatturato di circa 4,5 miliardi occupando 45.000 addetti (+7,5% nel 2018). Quelle con più di 50 addetti sono solo 35 ma generano il 55% del fatturato. Numeri importanti, seppure inferiori ad altri Paesi europei, che potrebbero essere alimentati dagli investimenti in ICT: nel 2018, in Italia (dati Anitec-Assinform), sono cresciuti del 2,5% a quasi 71 miliardi (le grandi imprese hanno originato il 58,7% del PIL mentre medie e piccole si sono fermate, rispettivamente, al 18,7% e al 22,6%). L’innovazione ad oggi è stata frenata dalla scarsa disponibilità di professionalità in grado di padroneggiare le nuove tecnologie e dalla resistenza al cambiamento, fattori viceversa in grado di far evolvere gli assetti delle imprese. L’accelerazione è in corso e dovrà essere sostenuta, appunto, da un nuovo modello di consulenza.

La sfida è grande e richiede cambiamenti nell’offerta e un radicale piano di riorganizzazione e innovazione. Premessa strategica per questa evoluzione è la capacità di visione d’insieme dell’impresa che, nel caso di Protiviti, è facilitata dalle aree in cui operiamo da 15 anni: controllo interno, compliance, risk management, corporate governance, sicurezza IT.

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L’evoluzione richiede, anzitutto, di abbandonare il paradigma delle soluzioni preconfezionate: bisogna proporsi come un partner di lungo periodo che sappia far comprendere al management le potenzialità delle tecnologie e lo accompagni nell’evoluzione dell’impresa. Il consulente del futuro, per gestire la complessità dovrà necessariamente avere le competenze tecnologiche e verticali legate alla industry, oltre alle soft skill per gestire la complessità. Bisognerà poi incorporare le competenze multidisciplinari nelle soluzioni tecnologiche più avanzate (robotica, process mining, big data analysis, workflow, blockchain,…) per offrire una consulenza orientata alla fornitura di oggetti funzionanti, quindi asset based.

I giovani in questo senso sono essenziali: bisogna saperli attrarre offrendo loro un ambiente stimolante e innovativo. I dati ci dicono che l’interesse dei neolaureati verso la consulenza è elevato: nel primo semestre del 2019, in Protiviti, abbiamo ricevuto 6.500 candidature di neolaureati, intervistato oltre 400 profili e assunto 45 nuovi giovani professionisti.

schermata-2020-02-11-alle-00-30-41È poi necessario che l’intera organizzazione sia orientata al cambiamento. Per dare forma stabile a questa scelta nel corso del 2019 abbiamo dato vita ad un laboratorio di sperimentazione, il Protiviti Lab, un luogo fisico, separato dal resto dell’azienda, dove 25 giovani professionisti, con 2-3 anni di anzianità al massimo, a rotazione sono impegnati nel progetto The Big Short, la Grande Scommessa, un nome autoesplicante che prende nome dal film dedicato alla storia di un broker che nel 2008 andando in controtendenza fu in grado di guadagnare dal crollo borsistico.

Il progetto è operativamente articolato in quattro gruppi di lavoro, corrispondenti ad altrettante aree strategiche per la consulenza del futuro. Tutti under 30 perché se si vuole creare qualcosa di “radicalmente nuovo” è indispensabile una mente giovane, inesperta. Sembra una contraddizione, ma non lo è.

Il primo gruppo prende nome dal film “Oltre il Giardino” e si occupa di uno degli elementi più complessi della nostra epoca: il linguaggio. Perfino nell’ambito di una stessa società, magari perché opera in aree diverse, emerge la necessità di codificare il linguaggio e renderlo accessibile ai non specialisti magari in forme nuove, anche non scritte. Basti pensare al fumetto che può dare un contributo alla comprensione di concetti complessi, attraverso il pensiero laterale, oppure al design thinking che sfrutta la visualizzazione rapida di concetti complessi.

Il Lab si occupa tuttavia anche dei processi d’innovazione con un gruppo che si chiama “Mister Hoola Hop”. Sembra una competenza troppo larga per generare valore nel breve termine. In realtà intende coltivare la risorsa scarsa del millennio: le idee, che devono essere stimolate e disciplinate perché in una produzione senza metodo non c’è creatività.

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Il gruppo sulla progettazione si chiama invece “I 7 samurai” ed ha al centro la scelta delle tecnologie più efficaci per lavorare ad un progetto valutandone l’impatto sulla execution in termini di metodi, tempi e spazi di lavoro. In questo senso sono in corso interessanti sperimentazioni nel campo della Realtà Aumentata a servizio della comunicazione e della Intelligenza Artificiale, anche su temi estremi come la normativa antiriciclaggio o il riconoscimento facciale per le banche.

Tutto ciò si riflette inevitabilmente sul modello di business. Di questo si occupa il gruppo “2001 Odissea nello spazio” che valuta le migliori soluzioni tecnologiche e organizzative per il lavoro a distanza di qualità tra consulenti (ad esempio locati in continenti diversi) e tra consulenti e impresa cliente (spesso fisicamente operativa su mercati locali). Le idee e le soluzioni distintive finali nel gruppo sono poi validate con i colleghi “esperti”, proposte all’interno in una ”Fiera delle Idee” e infine testate insieme ai clienti. A marzo ci sarà la prima rotazione tra i partecipanti ai gruppi di lavoro al Protiviti Lab, e sarà l’occasione per fare il punto.