categoria: Res Publica
Aiuti alla cultura o la solita politica che cede alle minoranze organizzate?
La recente approvazione della cosiddetto DDL lettura offre un’occasione interessante per riflettere su come ripartire la responsabilità delle cattive politiche tra tecnici e politici.
Facciamo finta che io sia un politico che vuol implementare un provvedimento per favorire la lettura. Se domando a un po’ di amici e parenti o faccio un post su un social è facile che qualcuno mi suggerisca come esistano liste d’attesa nelle biblioteche pubbliche, come ad esempio quelle aderenti al circuito di Media Library On Line.
Dunque se c’è gente che si mette in fila per leggere, ampliando la disponibilità di testi, è abbastanza plausibile avere un beneficio per l’attività di lettura: con una dotazione di 10 milioni di euro (importo stanziato per i primi 2 anni) di quanto sarebbe possibile sfoltire le liste d’attesa nelle biblioteche tradizionali e digitali? Quante campagne per invitare i cittadini si potrebbero tenere? Se in 10 minuti una persona normodotata può trovare modi evidentemente più efficaci per usare il denaro pubblico nella promozione della lettura, rispetto al pessimo provvedimento appena votato all’unanimità, quanto devono essere incapaci i tecnici che l’hanno concepita?
Vietare #sconti sui #libri farà aumentare le vendite e promuoverà la lettura? Su @ilfoglio_it @CarloStagnaro e io abbiamo forti dubbi per molti motivi. Legge #Levi Cc @florindorubbet pic.twitter.com/GKWZIgetep
— serena sileoni (@seresileoni) February 7, 2020
Ma forse la vera questione era sussidiare le piccole librerie e i riferimenti alla lettura servono a travestire da “misura di sinistra per la cultura” quello che di fatto è l’ennesimo favore a una minoranza organizzata di cui si spera di intercettare il voto.
Ok allora allora ammettiamo che dopo aver aggiunto la Popolare di Bari ai tanti poco edificanti interventi dello stato nell’economia si decida di sussidiare le piccole librerie. Non esisteva un modo meno contorto per farlo? Tipo agevolare la loro evoluzione in luoghi di aggregazione dove i clienti possano essere trovare interessante andare e dove possano aggiungere altre esperienze all’acquisto di libri? Se il vantaggio delle librerie on line spesso risiede nell’ampiezza della scelta e nella comodità, perché non finanziare iniziative che possano rendere le piccole librerie più competitive sotto questi due profili?
La risposta più ovvia e logica è che quello che guida i tecnici e i politici non sia l’osservazione della realtà e il tentativo di produrre misure efficaci per incidere su di essa, quanto piuttosto la mera espressione dei propri pregiudizi ideologici: se penso che le librerie grandi siano cattive (o siano più cattive delle piccole) allora cercherò di fare una legge che punisca le librerie grandi, senza curarmi del fatto che il beneficio per le piccole potrebbe essere nullo o trascurabile.
Massimo è inattaccabile e pure generoso visto che evita di infierire sul punto dell'albo delle librerie di qualità definito dal Ministero che spero faccia ridere tutti.
Lo ripeto da libraio..hanno votato queste chiacchere ridicole (e che non servono a NIENTE!!) all'UNANIMITA'.
— Mauro Campadelli (@MCampadelli) February 7, 2020
La nuova legge è un pessimo provvedimento perché:
- traveste da misura in favore della cultura, un provvedimento che in concreto mira a sovvenzionare un piccolo gruppo di interesse, neanche particolarmente bisognoso
- anche nel perseguire lo scopo di favorire una lobby è concepita in modo contorto, inefficace e peraltro si può facilmente aggirare poiché i libri possono essere venduti da librerie fuori dalla giurisdizione del diritto italiano
- dando corpo a ideologie inattuali (le grandi aziende sono il male) e slegate dalla realtà contemporanea (molte persone leggono in digitale e acquistano on line) si realizza la peggiore delle situazioni in cui non si persegue né il benessere della collettività, né l’interesse della lobby che si intendeva favorire.
Come già espresso in quest’altro post non c’è da stupirsi che gli elettori perdano interesse per la politica se chi siede in parlamento è capace di dar vita a leggi tanto disfunzionali. Val la pena di aggiungere che un importante limite della classe dirigente, non solo politica, di questo paese risiede nella scelta di tecnici e collaboratori più inclini ad assecondare i pregiudizi politici, che non a elaborare proposte concretamente efficaci: la cattiva politica, quando è portata avanti con leggi scritte male, riesce ad essere pessima.
Twitter @MassimoFamularo
Riferimenti
https://www.agcm.it/dotcmsdoc/audizioni-parlamentari/Audizione-20190513.pdf?fbclid=IwAR3ljC9PNMNu2tLs4rVCMO_xuXdwseIkxZNUYs1apltr5-EJlRIQLMz5W3A
https://agcult.it/a/14800/2020-02-05/senato-via-libera-all-unanimita-al-ddl-lettura-e-legge
https://www.ilsole24ore.com/art/via-libera-legge-libro-ecco-cosa-cambia-i-consumatori-ACsEgvHB
https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2020/02/09/news/dall-ilva-ai-libri-e-l-italia-che-ha-bisogno-di-piu-concorrenza-1.38443992
https://www.ilfoglio.it/economia/2019/12/08/news/lo-stato-imprenditore-che-abusa-della-legge-per-quasi-abolire-gli-sconti-dei-libri-291094/