L’arrivederci a Davos, Greta e l’uomo nero che diventa tutto verde

scritto da il 27 Gennaio 2020

 “La civiltà occidentale ha abbandonato l’approccio scientifico rigoroso per un’isteria adolescenziale”. Le parole non sono mie ma del Telegraph. Disclaimer. A me il Donald e la Greta stan simpatici. Il primo ha una strategia di politica estera e nazionale molto peculiare ma efficace: è tuttavia un incompreso. La gente non capisce che è stato eletto dagli americani e fa quello che ritiene utile per gli Stati Uniti. Greta è un’adorabile adolescente. Ha la sindrome di Asperger, della quale va fiera. Ha detto che questa sindrome è per lei un dono. Ha vissuto una grave depressione dalla quale pare sia guarita grazie alla sua passione/missione di salvare il pianeta (a modo suo).

Il mitico forum annuale di Davos è appena finito, ma lo scontro Greta-Donald non ha avuto luogo. Chi dei due ha ragione? A mio avviso nessuno dei due, la verità sta nel mezzo. Le due visioni sono: quella disneyana di Greta (riassumibile in “zero emissioni” in particolare di C02) e quella di Trump (riassumibile in “non me ne po’ importar de meno”). Facciamo i conti della serva e buttiamo lì qualche scenario e curiosità finanziaria. Ora, mentre la tesi di Trump proviene da un tizio che, boh, nella sua vita ha fatto errori, cose giuste, e possiamo dire che due cose nel mondo le ha vissute. La visione di Greta proviene da una persona che di vita vissuta non sa nulla. Il che non è un male, tutti hanno diritto di avere idee. Però facciamo due conti e due riflessioni così, alla buona.

I gas serra sono brutti

I gas serra sono principalmente 5. Il vapore acqueo è il più importante. Poi c’è l’anidride carbonica Co2 (quantitativamente cresciuta nei decenni), il metano CH4 (in crescita, destano timore le bolle di metano siberiane e polari pronte a detonare), la famiglia degli alocarburi come i Cfc i Hcfc e i Hfc (meno presenti ma con un fattore di gas serra decisamente maggiore paragonato alla CO2) , poi abbiamo il protossido di azoto (egualmente meno presente ma più “cattivo”) e infine l’azoto. Curiosamente, malgrado i gas siano numerosi, con peculiarità e interazioni con il clima variabili, la signorina Greta è sempre in fissa la CO2. I difensori diranno “e vabbè è una bambina mica può sapere tutto”. Ok, quindi quando non sa è una bambina, quando dice qualcosa è Zarathustra e Luther King messi insieme?

Depositi fossili brutti e cattivi

I carburanti fossili inquinano? Si. Sono totalmente sostituibili? Certamente. Lo sono in tempi brevi? No. Il manifesto di Assisi firmato in questi giorni parla di un azzeramento entro il 2050. I carburanti fossili più zozzi e a buon mercato sono lignite e carbone. Li usa la Cina ma anche la politicamente verde Germania (e non parliamo della zozzissima Polonia). Poi abbiamo petrolio e derivati (gasolio, benzina, cherosene per gli aerei etc..) sino al gas (metano & Co). Quando bruci carburanti fossili emetti, tra l’altro, CO2. Qui le nazioni che emettono più anidride carbonica, alcune visitate da Greta, altre no.

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Greta vince facile?

Vale la pena notare che Greta è stata in Europa e Usa. Dal grafico sopra notate che queste aree sono responsabili di circa i 2/5 delle emissioni del gas serra. Greta in Usa è andata a trovare Leonardo di Caprio, Schwarzenegger, un neo-verde che gli ha pure prestato l’auto, ed Obama. La butto lì… Greta già che c’era, negli Usa, poteva far 2 chiacchere con altre persone. Oltre al famoso Donald poteva prendersi un tè con i fratelli Koch, i grandi climate change denial. Come dire Greta in Usa ha voluto “vincere facile”, andando a parlare con chi gli dava ragione senza nulla aggiungere.

CO2 brutta? Si ma anche soldi per tutti

Non tutta la Greta vien per nuocere. Anzi vediamo come possiamo far soldi grazie alla fissa di Greta per la Co2. Qui entra in gioco Christine Lagarde. Bella donna, elegante e fervente (ora almeno) ecologista. La Christine si è lanciata a Davos in un discorso da far impallidire Greta. La Bce è pronta a combattere il cambiamento climatico iniettando nel processo di “verdizzazione (neologismo ironico)” miliardi di euro. Perché, lo sappiamo tutti, passare dai fossili alle rinnovabili sarà un terremoto sociale, politico ed economico di scala mostruosa. Quindi mentre Draghi ha fatto piovere soldi sull’economia europea “whatever it takes” per salvarla dalla crisi finanziaria ora (che la crisi è finita, o forse no), la Christine si lancia in un’altra strategia “whatever it takes”. Però parliamo di soldi. Chi potrebbe gestire con cognizione di causa il business degli ETS (Emissions Trading Scheme). Ci son stati un po’ di scrolloni per questo mercato, ma nell’ultimo anno (nello stesso periodo in cui Greta ha iniziato a divenire famosa), il mercato è migliorato, riporta Reuters. Vale la pena ricordare, come accenna la Reuters, che il mercato europeo degli ETS ha fatto la parte del leone con circa il 90% del transato. Gli Usa circa il 9%. Come dire, noi europei siamo più verdi. Il che è un bene, soprattutto ora che la Christine vuol pompare nella transizione verde miliardi di euro. La CO2 sembra una sorta di febbre dell’oro del Klondike. Concediamoci qualche infografica. Di seguito una lista delle industrie che inquinano di più. Ovviamente non ci si riferisce alla singola CO2 ma a tutti gli elementi inquinanti. Giusto per chiarire: se rovesci liquami intrisi di piombo nei fiumi, forse non crei Co2, ma bene all’ambiente di certo non fai.

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La passione di Greta tuttavia si focalizza sulle emissioni di CO2. Sono loro i più cattivi (quelli della lista sopra emettono anche anidride carbonica ma non solo). Allora vediamo chi sono i maggiori produttori di CO2.

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La produzione energetica sicuramente è una voce importante nella creazione di CO2.  Due belle mappe prese da Al Jazeera ci aiutano a trovare le nazioni più zozze.

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È necessario dettagliare meglio le singole centrali energetiche. Quindi facciamo un altro passo e focalizziamoci su ogni tipologia di stazione energetica (concedetemi che qualcuna sarà sfuggita ad Al Jazeera).

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Come abbiamo visto prima, notiamo che la maggioranza di stazioni energetiche inquinanti sono in Usa, Cina, India. Noi europei stiamo diventando meno brutti sporchi e cattivi. Non dimentichiamoci poi le famose mucche e il metano che emettono in forma gassosa, ma in generale l’agricoltura conta. Anche l’agricoltura emette CO2. Tuttavia una bella sberla ci arriva dai trasporti (in particolare quelli  marittimi). Anzi a ben guardare, dopo l’energia, i trasporti sono i maggiori generatori di anidride carbonica.

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Ma se vogliamo sentirci molto in colpa pensiamo a tutte le volte che andiamo in crociera. Qui sotto le emissioni che le navi da crociera sparano fuori rispetto alle auto.

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Tra le altre fonti di emissioni degne di nota rientrano quelle relative alla produzione di cemento, di cui la Cina (dove Greta non è ancora andata) è il maggior produttore.

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 Non dimentichiamoci quanto i nostri selfie, stories e vlog inquinano: i server farm e in generale il settore IT non è esente da emissioni di CO2. Per la precisione parliamo della domanda energetica che i server farm devono soddisfare (acquisendo elettricità dalla rete). Una lodevole analisi del Guardian, datata 2015, già indicava la via. Ovviamente i dati che vi leggerete sono cambiati nel senso che c’è stato un incremento.server-farm

 

Appurato che l’anidride carbonica è sicuramente la sostanza aerea più facile da tracciare, mappare, quantificare, si può capire quanto tutti questi dati possano fruttare soldi, sotto forma di ETS (finanza) o altre soluzioni occidentali per imporre una tassa sulle emissioni di CO2. Certo ci sarebbe da comprendere se il resto del mondo (per intendersi quello ancora non visitato da Greta) è d’accordo a sottomettersi alla soluzione degli ETS occidentali. Dopotutto sarebbe un grande affare per la finanza (oltre che per l’ambiente, si intende). Ma se ci fosse qualcosa di ancora più gustoso in arrivo?

Rischio climatico o rischio finanziario?

La finanza mondiale, accorsa a Davos con jet privati (che volano grazie allo spirito divino, senza inquinare) si strappava i capelli tra un canapè e un bicchiere di bianco. Il mondo sa che mancano solo 7 anni alla fine (lo ha detto Greta quindi un dato di fatto innegabile). Le cifre dei danni climatici sono grosso modo oggettivamente delineate dal gruppo assicurativo e previdenziale Aon. Il timore del mondo finanziario, a mio avviso, non è proprio tutto verde. Io credo che vi sia un altro timore più nascosto, quasi segreto. Non fosse mai, per esempio, che stia per arrivare la prossima crisi finanziari. Da dove partirà è ancora tutto da comprendere: Repo, Corporate bond, debito americano privato (il famoso quartetto di archi: mutui,auto, carte di credito, debito studentesco). Addirittura vi sono molti che cominciano a discutere il fatto che la prossima crisi finanziaria sarà attivata dalla crisi climatica. Non voglio portare sfortuna bene inteso, ma prima o poi arriva. Poi ovvio ci sta pure la Greta che dice che tra 7 anni verrà giù il mondo. Però… se si mettessero insieme tutti i fattori per una cosa grossa, grassa e gustosa crisi, ma politicamente corretta?

Una crisi finanziaria aiuterà a pulire il mondo?

Allora adesso facciamo un poco i complottisti. Ovvio d’ora in poi si scherza… sappiatelo. Facciamo la ricetta della crisi perfetta a cui nessuno – ricco o povero, comunista o liberista, trumpiano o gretiano – potrà dire di no. Accettandola supinamente senza batter ciglio. Partiamo dal presupposto che la prossima crisi finanziaria stia arrivando. Non è bello dire ai cittadini che sta venendo giù il mondo, di nuovo, per colpa della finanza. Il clima si vende meglio. Allora facciamo la ricetta della crisi politicamente perfetta.

Prendiamo la Greta con la sua passione per la CO2 (che può essere capitalizzata alla grande). E sappiate che se non agiamo entro 7 anni finirà il mondo. Poi aggiungiamo l’opportunità di emettere soldi come se non ci fosse un domani (il famoso “whatever it takes” di Draghi), come ha detto la Christine, per la transizione verde. A questo mix, già ottimo, aggiungiamo che i soldi andranno a supportare la finanza disperata. Caso vuole che esistano una serie di vecchie industrie decotte, che non rendono più come prima (tra le ultime il fallimento, ormai bisbigliato ovunque, delle shale gas/oil e relativo fracking). Il mondo della finanza odia perdere soldi, e ci serve qualcosa di bello dove investire.

Una bolla verde è fantastica

Tra qualche anno potremmo avere una crisi finanziaria. Ma chi l’avrà creata realmente (Repo, Debito, Bond) sarà perfettamente coperto dall’investimento verde e i soldi (dei cittadini pagati agli stati) veicolati da Christine a tutte le aziende (sia quelle decotte che quelle verdi). Le masse di disoccupati a cui servirà un New Deal (o un Green New Deal alla Ocasio Cortez) saranno salvate da questo sforzo tremendo dove la finanza (da sempre un’industria etica che si preoccupa del prossimo) si alleerà con i governi. Insomma si capisce perché la finanza è cosi terrorizzata dal rischio climatico… hanno paura che il clima non cambi abbastanza in fretta per salvarsi ehm… scusate, per salvarlo!

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