categoria: Tasche vostre
Trading sui titoli di stato e Alice nel paese delle meraviglie!
L’autore di questo post è Marco Gallone, investment manager attivo nel campo della finanza e delle valutazioni d’impresa dal 1989 –
“I BTP rendono sempre meno? Compra, vendi (e guadagni) come i trader”. È il titolo di un articolo che compare sull’inserto economico di uno dei principali quotidiani nazionali.
Come fare ce lo spiega l’autore, non sappiamo se giornalista ma di sicuro operatore finanziario di lungo corso che, quindi, dovrebbe conoscere quello che dice. Basta che disponi di 10 mila euro e non ti innamori dello strumento immesso in portafoglio ma lo acquisti e vendi più volte: il guadagno non è garantito ogni volta ma la redditività complessiva può trarre benefici.
Con quale strumento farlo? E qui viene il bello! Perché l’autore non fa riferimento ad azioni speculative, valute di paesi esotici o bond spazzatura, che metterebbero subito sul chi va là l’accorto risparmiatore, ma suggerisce di utilizzare niente meno che un titolo di Stato: il BTP, un titolo a reddito fisso da sempre sinonimo, almeno per noi italiani, di approdo sicuro per i nostri sudati risparmi.
Come? Semplice. È noto che il prezzo di un’obbligazione sale quando i tassi d’interesse scendono. Che è quanto sta succedendo da più anni a questa parte. E più è lontana la scadenza del titolo maggiore sarà l’aumento del suo prezzo. Muovendo da queste premesse, l’autore snocciola dati che fanno venire l’acquolina in bocca al lettore: in soli nove mesi quest’anno (da gennaio a settembre) chi avesse acquistato un BTP quinquennale avrebbe guadagnato l’8,29%, il 18,98% se si fosse trattato di un decennale e il 47,37% per il trentennale! Tra fine luglio e settembre, osserva per completezza l’autore, i prezzi hanno subìto cali sempre però inferiori agli aumenti, la somma algebrica tra profitti e perdite è stata positiva, quindi… teoria confermata.
Ci viene poi anche consigliato quanto destinare al trading sui BTP: un 15/20% per i portafogli più prudenti fino ad arrivare al 30% per quelli più aggressivi. E niente paura: perché – spiega l’autore anche se acquistate il titolo a più lunga scadenza (il cinquantennale che scadrà nel 2067), potrete venderlo “a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno dell’anno senza difficoltà”. Naturalmente, nota incidentalmente l’autore, il valore di scambio muterà in continuazione, anche nella stessa giornata ma questo è… come dire? soltanto un dettaglio.
Ecco, in sintesi, l’articolo pubblicato alcuni giorni fa, proprio nel mese dedicato all’Educazione Finanziaria! Ma qui di educazione finanziaria non c’è traccia; anzi, c’è l’esatto opposto. Ed è un articolo deleterio, non solo inutile, perché induce chi legge a fare passi falsi che potrebbero costargli caro.
Cos’è che l’autore ha omesso di dire o non ha debitamente sottolineato? Due cose, essenzialmente.
La prima è che non ci viene spiegato cosa succederebbe se i tassi, invece di scendere, salissero. La relazione inversa tra tassi e prezzi, infatti, gioca anche in questo caso generando tuttavia perdite, anziché guadagni. Che saranno, anche stavolta, tanto più alte quanto più lunga è la durata del titolo. Solo una piccola parentesi sulla menzionata relazione inversa tra prezzo di un titolo e tassi di mercato: se compro a 100 un titolo che rende il 5% a tempo indefinito (per semplicità di calcolo) e il tasso corrente scendesse al 4%, il prezzo del titolo salirebbe a 125 perché è questo il prezzo al quale la cedola annua di 5 darebbe al suo compratore esattamente un rendimento del 4% (5/125=0,04). E viceversa.
State dunque attenti. Ipotizzando l’aumento di un punto percentuale dei tassi di mercato, il prezzo di un BTP a 10 anni scenderebbe del 7,5%, quello di un BTP a 30 anni del 22% e quello del cinquantennale di quasi il 40%. Quasi il 40% vuol dire che se aveste investito i famosi 10.000 euro in un cinquantennale, ve ne ritrovereste in tasca solo 6.000, chiaro?
È quella che si chiama “volatilità” di un titolo o, in gergo tecnico duration, da non confondere con la durata pura e semplice perché è funzione del tempo e del valore delle cedole. In pratica e senza addentrarsi in tecnicismi, in un titolo senza cedole (ad esempio un BOT o un CTZ, duration e durata coincidono, in uno con cedole la duration sarà inferiore alla durata e lo sarà tanto più quanto maggiori saranno le cedole. Detto in altri termini, un CTZ ha una duration che non può mai essere inferiore a quella di un BTP di uguale scadenza.
E dalla duration si passa alla cosiddetta “duration modificata” che è quella che abbiamo usato sopra per misurare la variazione percentuale del prezzo di un titolo per una variazione di 100 basis points (1 punto percentuale) del tasso.
La seconda cosa per la quale l’articolo citato è non solo tecnicamente incompleto ed approssimativo ma estremamente PERICOLOSO è che non avverte che la discesa dei tassi è ormai prossima al capolinea, tant’è che in certi comparti essi sono diventati addirittura negativi! Quindi, potranno rimanere così ancora un po’ ma è altamente improbabile che continuino a scendere in misura tale da generare apprezzabili guadagni in conto capitale. Anzi, è probabile che prima o poi succeda il contrario! Nel qual caso, per guadagnare col trading, bisognerebbe vendere allo scoperto (andare short, come suol dirsi) anziché comprare. Ma questa è tutta un’altra storia. E, a proposito di trading, se proprio – come direbbero a Roma – t’avanzano 10.000 euro e te ce voi diverti’ coi BTP, compra o vendi non i titoli ma i futures, che – com’è noto – sono contratti standardizzati negoziati in mercati regolamentati appositamente concepiti per chi vuole “speculare” su un determinato strumento finanziario, con la possibilità di sfruttare anche l’effetto “leva”, per amplificare guadagni (e perdite).
Per concludere, cari lettori, occorre molta attenzione su temi come questo: il trading non si può fare così, su due piedi, richiede conoscenze tecniche che non s’improvvisano, un minimo di strumentazione informatica per monitorare l’andamento di non pochi vari parametri e prontezza d’azione. Certo che col trading si può guadagnare ma si può perdere anche molto di più. E non è che se lo fai con i titoli di stato il rischio è inferiore. A meno che non sei disposto ad aspettare la scadenza per farteli rimborsare al valore nominale. Ma…se l’hai comprati a un prezzo maggiore? Ci siamo capiti.
Col senno del poi, siamo tutti analisti infallibili e trader di successo ma …chiederei al nostro autore: oggi, 7 ottobre 2019, che facciamo? Ce lo compriamo questo BTP o no? Facciamola veramente questa educazione finanziaria ma… anche a chi scrive, oltre che a chi legge!
Twitter @MarcoGallone_