Il contante è lo sterco del Diavolo! Ma è davvero così?

scritto da il 20 Settembre 2019

L’autore del post è Stefano Capaccioli, dottore commercialista, fondatore di Coinlex, società di consulenza e network di professionisti sulle criptovalute e soluzioni blockchain, nonché presidente di Assob.it –

Il contante è lo sterco del Diavolo! parafrasando Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo, pare partita una novella crociata contro tutti i mali (finanziari) italiani. Una fatwa a tutti gli effetti, individuando nella propensione all’utilizzo del contante una causa di evasione. Un pensiero semplice: se tutto fosse tracciato, nessuno evaderebbe o, qualora lo facesse, tutto sarebbe ricostruibile.

Sono stato abituato a diffidare dalle risposte semplicistiche a situazioni complesse, dato che sovente sono sbagliate o generano effetti collaterali indesiderati.

Occorre quindi partire dal principio.

Il contante è la manifestazione su supporto fisico (nella forma di banconote o metallica) di una moneta. La forma attuale di moneta è quella cosiddetta “fiat”, vale a dire monete che rappresentano se solo stesse (alcune riflessioni a questo proposito). Il denaro contante costituisce la forma più semplice di utilizzo della moneta di uno Stato, permettendo una elevata fluidità nelle transazioni, grazie alla “fiducia” che il contante porta con sé.

La valuta è quindi un monopolio statale che si manifesta fisicamente in tale forma. La valuta nel corso del tempo si è digitalizzata, diventando “bit” detenuto da terze parti, terze parti non pubbliche ma private che seguono logiche di profitto. Il contante è l’unica forma di moneta gestita dallo Stato, l’unica forma. Tutte le altre forme sono gestite da terze parti, con l’ente pubblico che assume la veste di supervisore, ma non di garante (se non in forme limitate).

Il mondo dei servizi finanziari è diventato una forma di manifestazione di potere e di gestione dello stesso attraverso una nuova burocrazia autoreferenziale, irresponsabile e “too big to fail”, troppo grande per fallire, per essere chiamata alla proprie responsabilità.

L’ulteriore rinuncia da parte dello Stato alla propria sovranità è quella di combattere l’utilizzo di contante delegando totalmente a terzi la gestione monetaria.

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È possibile riflettere sugli effetti che potrebbero derivare dalla lotta al contante, sia dal punto di vista dell’efficacia sia di alcune controindicazioni.

Il contante è l’unica tecnologia di pagamento che permette una liquidazione immediata dalla transazione e l’immutabilità della stessa: quando ho percepito contanti l’obbligazione è stata estinta e il denaro è passato di mano.

Passato, anche in senso temporale.

Con tutti gli altri sistemi, il denaro non passa di mano: deve intervenire una terza parte privata che deve “validare” la transazione, che in alcuni casi resta sospesa per un determinato tempo (tempi tecnici per eseguire un bonifico, accrediti delle carte di credito, etc etc).

L’eliminazione di contante conduce al necessario ritardo nelle transazioni, nelle ulteriori informazioni che il creditore deve assumere al fine di evitare “contestazioni”, blocchi, ritardi, annullamento delle transazioni.

L’ulteriore problema è costituito dal digital divide e dal ritardo infrastrutturale italiano soprattutto in determinate aree, nonché la non totale disponibilità di accesso al sistema finanziario dato che lo stesso non è obbligato a contrarre, vale a dire può rifiutare clienti.

Orbene, vogliamo creare un mondo di cittadini di serie A e di serie B, rallentando ulteriormente l’economia, delegando a privati funzioni pubbliche e regalando montagne di dati?

Vogliamo cedere l’ultima sovranità monetaria al sistema finanziario sulla speranza che questo riduca evasione, riciclaggio e corruzione?

Ma, prima di farlo, siamo così sicuri che tale eliminazione risolva il problema?

A mio avviso, consegniamo definitivamente la gestione monetaria alle istituzioni finanziarie private che non perseguono obiettivi pubblici, bensì privati. Con buona pace dei diritti fondamentali dell’uomo e costituzionali, dato che mi sfugge il collegamento con un tributo sui prelievi per contanti in relazione al principio di capacità contributiva di cui all’art 53 della Costituzione.

Tutto questo quando la vicina Germania (nota per basso livello di evasione e di riciclaggio) ha una elevatissima propensione all’utilizzo di denaro contante con valori molto più alti dell’Italia (qui, qui e qui), dato che i contanti sono veloci e facili da usare, forniscono un quadro chiaro della spesa personale, mantengono le transazioni private e sono ampiamente accettati nel paese.

Allora, forse, prima di iniziare crociate basate su emozioni, è necessario ben riflettere sul detto tedesco, “nur Bares ist Wahres“, solo il contante è vero.

Twitter @s_capaccioli