Londra quinta colonna cinese alle porte dell’UE? Il ruolo di Milano

scritto da il 16 Settembre 2019

Pubblichiamo un post di Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit –

Nonostante il percorso verso Brexit sia ancora tutto da definire, anche a seguito delle ultime posizioni del neo primo ministro Boris Johnson, Londra continua ad essere al centro delle dinamiche finanziarie e geopolitiche internazionali a seguito dell’offerta di acquisto, o meglio della comunicazione pre offerta come da regolamenti britannici, fatta pervenire dalla Borsa di Hong Kong per acquisire la borsa di Londra, con una valutazione di circa 30 miliardi di sterline con un differenziale di circa il 23% tra il prezzo di listino e il prezzo di offerta.

L’eventuale acquisizione con fusione tra Hong Kong Exchange and Clearing (HKEX) e London Stock Exchange Group (LSEG), che attualmente rappresenta la prima piazza finanziaria europea per capitalizzazione, avrebbe effetti molto rilevanti sui mercati finanziari internazionali, e avrebbe ricadute non secondarie anche sull’Italia dato che il LSEG controlla Borsa Italiana e il MTS, la piattaforma del mercato dei titoli di stato.

schermata-2019-09-16-alle-13-11-50

Da questa acquisizione con fusione, infatti, nascerebbe il secondo più importante mercato globale, in grado di creare un asse finanziario fortissimo tra Asia, Europa e Stati Uniti, con un listino di oltre 7.000 miliardi di dollari, che diventerebbero oltre 13.000 miliardi considerando anche Shanghai e Shenzen collegati a Hong Kong dalla formula dello Stock Connect, divenendo così un leader nel mercato delle azioni, delle Ipo, dei derivati e dei servizi di Clearing, oltre che sulle valute.

La quotazione di questo colosso avverrebbe a Hong Kong, con la possibilità di una quotazione secondaria a Londra. 
Per questi motivi l’impatto di tale operazione avrebbe, oltre agli evidenti risvolti economico-finanziari, anche degli evidenti risvolti geopolitici. 
L’HKEX è infatti una public company con quasi l’80% di flottante e una partecipazione del 5,5% da parte del Governo Cinese che ha più volte definito questa partecipazione come strategica per le politiche economiche di Pechino. 
Come dichiarato dall’AD di HKEX, Charles Li, questo progetto andrebbe a favorire la creazione di un ponte strategico per i movimenti di capitale tra Oriente e Occidente, e sosterrebbe il processo di internazionalizzazione del renminbi, la valuta cinese.

È evidente come questo progetto appaia come uno step di primaria importanza nel progetto geoeconomico di Xi Jinping, la Belt and Road Initiative.
 D’altronde, pur non essendo affatto scontato che da Londra arrivi il via libera a questa operazione, bisogna rilevare che i rapporti tra Londra e Pechino, per quanto attiene ai mercati finanziari, sono sempre stati molto intensi, e lo stesso ingresso del renminbi tra le valute di riserva del FMI è stato possibile grazie ad un accordo raggiunto nella City.

schermata-2019-09-16-alle-13-15-29

Tale proposta arriva in un momento molto delicato per Londra. IBoris Johnson è finito nell’occhio del ciclone per la decisione di sospendere i lavori del Parlamento britannico fino a metà ottobre, in modo da avere le mani libere nel trattare un nuovo accordo di uscita con Bruxelles entro l’attuale data termine del 31 ottobre. 
Al contempo, nell’ipotesi di una Brexit più o meno dura, Londra sta trattando con Washington un Free Trade Agreement di ampia portata così come offerto dal Potus, Donald Trump.

La proposta giunta da Pechino, via Hong Kong, pone Londra in una posizione complessa, alla ricerca di un delicato equilibrio tra USA e Cina, attori del più grande confronto/scontro oggi in corso a livello globale. Il tentativo di raggiungere un equilibrio positivo rappresenta la cifra del progetto di una parte del mondo politico ed economico britannico di diventare la nuova Singapore dell’Atlantico, crocevia del commercio e della finanza internazionale. 
In questo quadro sarà importante verificare la posizione della UE. 
Se Bruxelles ha già aperto le porte ad una proroga della data termine per l’uscita del Regno Unito, sarebbe auspicabile che il tempo che ci separa fino all’attuale termine del 31 ottobre, e quello di una eventuale proroga, venisse concretamente utilizzato per la rimodulazione del Withdrawal Agreement tra le due sponde della Manica in modo da favorire una Brexit ordinata in grado di mantenere intense relazioni tra il Regno Unito e l’Unione, così da scongiurare il rischio che la terra d’Albione diventi, a partire dai mercati finanziari, una quinta colonna del Dragone nell’Atlantico e alle porte dell’UE.


In questo quadro sarà importante la posizione dell’Italia. Già in queste ore, infatti, si vocifera di un possibile utilizzo del Golden Power, poiché ai sensi della disciplina introdotta nel 2017 le infrastrutture finanziarie rientrano tra le infrastrutture sensibili soggette a tutela. 
In realtà sarebbe ancora più auspicabile che l’UE favorisse il progetto di fare di Milano la capitale finanziaria dell’Unione nel post Brexit, ed in questo senso alcune valide proposte di legge sono già presenti nel Parlamento Italiano sin dalla scorsa legislatura, per sfruttare il collegamento di Borsa Italiana con LSEG così da far giocare ancora più attivamente a Milano, e a Bruxelles, un ruolo di primissimo piano nella riorganizzazione dei mercati finanziari a livello globale.

Twitter: @DottAngiolillo