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Perché investire in oro non significa essere nostalgici. Anzi
L’oro è un un anti complex asset, e quindi è importante possederlo in un mondo complicato
Jim Rickards
Di recente, il governatore della Banca Centrale cinese Zhou Xiaochuan, ha avviato delle riflessioni su un argomento che rischia di cambiare il sistema monetario internazionale come lo conosciamo oggi. Ha suggerito di rimpiazzare la valuta di riserva (dollaro USA) con un nuovo sistema monetario controllato dal Fondo Monetario Internazionale. La valuta di riserva è la valuta utilizzata per la quotazione internazionale dei prodotti commerciati su un mercato globale, quali petrolio, oro etc. Da 50 anni è il dollaro USA. Secondo il governatore cinese, servirebbe una nuova valuta che sia disconnessa dagli interessi di specifici paesi e che possa rimanere stabile a lungo termine. È ovvio che questa soluzione faccia comodo alla Cina in questo momento, in quanto è il maggiore detentore di dollari statunitensi.
Nel frattempo, lo scenario macroeconomico mondiale comincia a diventare interessante. I maggiori indici internazionali cominciano a vacillare, la Germania è sempre più vicina ad una recessione, Cina e USA sono nel bel mezzo di un conflitto commerciale e il deficit americano sta mettendo pressione sul dollaro creando un insufficienza dello stesso. Non ci sono abbastanza dollari in circolazione. In pratica dopo la crisi del 2008 il debito americano è cresciuto esponenzialmente per risanare l’economia. Nel frattempo i paesi emergenti hanno accumulato debito in dollari in quantità mai vista in precedenza ammaliati dai bassi interessi. Questa situazione ha portato a una mancanza di dollari dovuta all’alzamento dei tassi d’interesse attuati negli ultimi mesi da parte della Fed (Federal Reserve).
In questo scenario macroeconomico caotico, si profila lo spettro di una nuova recessione globale. Ma non è tutto cosi cupo a Wall Street. In silenzio, una delle asset class più liquide e rare ha cominciato la sua scalata verso la vetta. Stiamo parlando di Gold ( Oro ). Vediamo perché è cosi importante come asset class e perché dovrebbe far parte del nostro portafogli.
Se non possiedi oro, non capisci né di storia né di economia
Ray Dalio
L’Oro è l’opera d’arte di madre natura e viene trovato nel fondo di ruscelli e sottoterra. Nell’antico Egitto, ne capirono subito l’importanza tanto che la tomba di Tutankhamon venne fatta completamente in oro.
Anche Il concetto di denaro deriva dall’oro. Fu nel 700 AC che venne convertito in moneta.
Oggi molti odiano questa asset class in quanto non ha yield (al contrario delle obbligazioni), altri amano l’oro per la sua abilità di mantenere valore in periodi di recessione.
Una cosa è certa, è un asset immortale.
Storicamente il metallo giallo segue flussi molto chiari. Lascia i paesi dove vi è un calo di capitali per paesi dove vi è un aumento, l’economia prospera ed i risparmi sono in positivo. Questo sistema l’avevano già capito i romani, quando si resero conto che icinesi e indiani accettavano solo oro in cambio di spezie e seta. Negli ultimi cinque anni, a parte un accumulo elevato da parte di molte banche centrali, Il 70% della domanda globale di oro è andato verso i paesi emergenti, e la metà verso Cina e India.
Il vero oro non teme il fuoco
Proverbio cinese
Ma perché nel corso della storia, tanti hanno dato importanza a questo metallo raro? Le risposte sono varie, e vanno dalle sue caratteristiche fisiche fino alla performance del metallo nei mercati finanziari.
Analizziamole:
Caratteristiche fisiche: Se partiamo dalle caratteristiche fisiche, notiamo che tra i 118 elementi della tavola periodica solo l’oro non evapora, non liquefa, non è radioattivo, non è infiammabile e non è ossidabile. Ci sarebbero anche palladio e platino, ma sono scoperte recenti e non testate sui mercati.
Scarsità: L’oro è estremamente raro e grazie alle sue caratteristiche fisiche sopra elencate nel corso della storia è sempre stato un simbolo di benessere e riserva di valore. Ma cerchiamo di mettere la scarsità dell’oro in prospettiva. Secondo Visual Capital, tutto l’oro estratto dalle miniere d’oro nella storia dell’umanità ha un valore di circa 6,8 trilioni (un trilione nell’uso americano equivale a mille miliardi) di dollari e ammonta a circa 5,6 miliardi di once. Ecco che succede se viene comparato alla Statua della Libertà:
Dove c’è pericolo c’è salvezza
Friedrich Holderlin
Ora analizziamo le sue caratteristiche come asset class nel settore finanziario, e perché molti lo vedono come un’ottima aggiunta nei propri portafogli:
Diversificazione: l’oro aiuta a diversificare. Storicamente, tende a muoversi nella direzione opposta rispetto ai maggiori indici azionari. Sotto possiamo vedere la sua relazione inversa rispetto alla S&P500:
A prova di recessione: nelle ultime recessioni, l’oro si è sempre comportato meglio di tutte le altre asset class. Durante i periodi di recessione, gli investitori cercano asset sicuri che non perdano valore. Nella storia l’oro raramente ha deluso questa aspettativa. In un contesto storico, tra 2007 e 2009, l’indice della Borsa di New York S&P500 è caduto di circa il 50%, mentre US Bloomberg Barclays Aggregate Bond (indice di obbligazioni) è salito del 7%. L’oro era su del 25%.
A prova di inflazione: negli ultimi anni si è parlato poco d’inflazione al punto che Bloomberg le ha dedicato una copertina intitolata “Is inflation dead?”. È molto improbabile nel lungo termine. L’ unica cosa probabile è che i livelli degli interessi reali (interesse dopo inflazione) sono una delle chiavi che spingono l’oro in alto. Per esempio se usiamo il dollaro come riferimento, se il valore di quest’ultimo scende, gli investitori tendono a spostare capitali verso l’oro. Quindi in periodi inflazionistici, l’oro diventa un ottimo strumento per hedgiarsi (proteggersi) contro l’inflazione.
A prova di inefficienze create dalle banche centrali: secondo molti uno degli svantaggi dell’oro è la mancanza di yield, di rendimento. Le azioni danno un dividendo (generalmente) e le obbligazioni hanno yield (non di questi tempi…). L’oro non dà nulla di tutto ciò. Va però detto che dopo 10 anni di free money, usare il concetto di yield contro l’oro non ha fondamenti. Al contrario di buona parte delle obbligazioni di stato mondiale, i Treasury (titoli di Stato) americani sono ancora in territorio positivo. Va detto che questo è vero solo in termini nominali. Se parliamo in termini reali (dopo aver sottratto l’inflazione) anche i Treasury sono ormai negativi. In questo contesto, il concetto di “no yield” nei confronti dell’oro non regge più. Michael Lewis ci spiega cosa vuol dire vivere in un mondo fatto di tassi d’interesse inesistenti. “è come vivere alle Florida Keys, c’è sempre il sole, ma quando arrivano gli uragani, è distruzione totale”.
Stiamo vivendo in un periodo altamente volatile, sia economicamente che politicamente. Da un punto di vista politico, sembra che ai politici di turno non interessi prendersi responsabilità che possano danneggiare le loro carriere. Il peso di queste decisioni è passato alle banche centrali, che con le loro politiche monetarie stanno stravolgendo il mercato. Il livello altissimo di debito, ha creato uno scenario dove tantissime aziende “zombie” sopravvivono solo grazie agli interessi a minimi storici. Allo stesso tempo le valutazioni delle obbligazioni sono altissime, soprattutto in Europa dove i tassi sono sotto lo zero. Un aumento degli interessi potrebbe essere catastrofico.
E come ci insegna la storia, il mercato non ha padroni. Gli investitori sono ovviamente preoccupati, e lo spostamento di capitali verso obbligazioni e oro è ormai già in atto da un po’. Le obbligazioni, nel corso della storia sono state una buona asset class per diversificare il proprio portafogli. Ma in un mondo di tassi negativi, le obbligazioni potrebbero essere vulnerabili. Al contrario, l’oro ha sempre dimostrato l’abilità di sopravvivere e prosperare quando le altre asset class hanno sofferto.
Pensando al nostro portafogli durante periodi di incertezza, è importante ricordare le sagge parole di Benjamin Franklin: “Colui che non si prepara, si prepara a fallire”.
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