categoria: Tasche vostre
Trading, ovvero come guadagnare in un mondo di tassi bassi
L’autore del post è Giovanni Pesce, presidente di Fugen Sicav Raif –
Da qualche giorno circola una notizia su un noto politico italiano che pare abbia guadagnato il 25% vendendo BTP che aveva acquistato mesi fa, attirandosi numerose critiche.
Prescindendo dal ruolo del noto politico e dal partito di appartenenza, come investitore certamente non può essere giudicato come se avesse compiuto un illecito.
Ho sempre dichiarato che i prezzi presenti sui mercati secondari dei titoli di stato potevano fornire ad alcuni investitori, capaci di analizzare e comprendere correttamente il valore del rischio, l’opportunità non solo di proteggere il proprio reddito, ma anche di realizzare interessanti capital gain.
Si chiama trading.
Ed è la sola attività possibile per originare redditi in presenza di mercati la cui tendenza va inesorabilmente verso tassi neutri o addirittura negativi.
È finito da anni il tempo delle cedole. Ed è finito di conseguenza da anni il tempo dell’investimento a scadenza destinato a originare redditi aggiuntivi costanti e metodici.
Se un BTP decennale con lo spread a 280 rende lo 0,75% (mentre fino a qualche tempo fa rendeva almeno il 3%), facendo 100 il prezzo pagato 3 mesi fa, molto probabilmente oggi scambierebbe a 120 circa.
E se qualcuno, avendo acquistato a 100, oggi ritenesse di vendere il proprio investimento, capitalizzerebbe non solo i mesi di cedola intercorsi ma anche evidentemente la differenza di prezzo a proprio vantaggio.
Cioè, né più né meno, quello che il politico in questione ha fatto.
Tra l’altro godendo del vantaggio che il mercato secondario dei titoli di stato è oggi supportato da meccanismi di negoziazione tra i più efficienti e rodati in Europa.
La piattaforma di scambio messa a disposizione da Borsa Italiana è inoltre garanzia di liquidità, che evidentemente si accompagna a una elevata liquidabilità degli investimenti anche nel breve termine.
Certo, non avrebbe potuto farlo senza alcune particolari condizioni. In primo luogo, le già menzionate liquidità efficace e liquidabilità permettono di realizzare attività di gestione e di asset management capaci di originare plusvalore anche in regime di tassi bassi o neutri.
Altre condizioni preventive indispensabili per svolgere correttamente tale attività sono una corretta valutazione del rischio e un’adeguata analisi dei trend, pur avendo queste ultime una valenza molto più soggettiva rispetto a liquidità e liquidabilità.
Inoltre, rispetto a questi aspetti, risulta requisito indispensabile la relazione tra il gestore/consulente e il cliente, basata sul profilo Mifid che tiene conto dell’obiettivo di investimento oltre che delle conoscenze e competenze del cliente.
E se nell’attività di asset allocation strategica potrebbe essere sufficiente una profilazione ex ante, nel momento in cui si sceglie una gestione tattica (cioè dinamica), l’elaborazione di un profilo ex ante necessita senz’altro di maggiori verifiche e controlli, oltre che di maggiore flessibilità nelle modifiche e negli aggiornamenti, attività che coinvolgerebbe non solo i gestori, ma tutta la filiera della governance e dei controlli.
Su questo punto, sarebbe bene applicare correttamente il richiamo sempre più forte delle autorità di vigilanza alla trasparenza e comprensibilità contrattuale, all’adeguatezza della consulenza e, last but not least, alla verifica pressante della professionalità degli “addetti ai lavori”.