categoria: I magnifici sette
Una settimana di Econopoly (quella della manovra bocciata dall’Europa)
L’Italia non cambia i numeri della manovra, ma ne pagherà il prezzo, ha titolato in settimana la rete tv americana Cnbc. È una frase che fotografa piuttosto efficacemente la situazione. La Commissione europea ha bocciato giovedì la manovra italiana, definendo giustificabile l’apertura di una pesante procedura d’infrazione per deficit eccessivo legato al debito. Sempre in settimana sono arrivate le stime sulla crescita di Istat e Ocse, che non sono emanazioni ordoliberiste di qualche governo nordeuropeo. Ebbene, nessuno la pensa come chi comanda al Tesoro, il Pil italiano difficilmente crescerà secondo le rosee previsioni del Governo, che per il 2019 dicono 1,5%. La verità è che difficilmente raggiungeremo l’1% ed è più facile che si stia fra 0,5 e 0,9. Così – ma a Palazzo Chigi si lavora alle modifiche per evitare la procedura d’infrazione – la manovra del popolo resta insostenibile, per quanto i dioscuri Salvini e Di Maio dall’alto delle conoscenze dalla materia economica possano argomentare: assistenzialista, poco votata agli investimenti, zavorrata dalla controriforma delle pensioni (che però adesso potrebbe slittare).
Urgono rimedi, perché i segnali che possano arrivare tempi difficili sono evidenti. Frena la crescita tedesca con la crisi dell’auto. E se non corre la Germania il contraccolpo da questa parte delle Alpi è inevitabile: il Pil nazionale è già in netta decelerazione, praticamente inchiodato nel terzo trimestre dell’anno in corso. “La dinamica dell’economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”, ha spiegato a fine ottobre l’Istat. Arretra persino la locomotiva d’Italia, la Lombardia. In settimana la Banca d’Italia ha presentato il rapporto sull’andamento congiunturale. Ne ha scritto Beniamino Piccone e il suo post è il più letto degli ultimi Magnifici Sette giorni di Econopoly.
Se si ferma anche la Lombardia siamo perduti
“La produzione industriale – scrive Piccone -, dopo i primi due trimestri 2018 positivi, ha segnato una battuta d’arresto nel terzo (-0,4%). La decelerazione è stata più marcata per le piccole imprese, focalizzate per lo più sul mercato domestico. Il quadro rimane positivo ma l’indagine a campione effettuata da Bankitalia rileva da parte delle imprese lombarde una previsione per il 2019 di stabilità (e non più di crescita) degli investimenti. Un ulteriore dato preoccupante è il calo del fatturato nel settore del commercio al dettaglio”.
Al secondo posto un post del think tank di studenti di economia e giovani professionisti Tortuga. Che parla di dove si va a parare, di questo passo. Anche se in realtà il post spiega perché la mossa sia di per sé inevitabile e anzi auspicabile.
Patrimoniale sì o no, capiamo meglio (numeri alla mano)
“Per essere chiari, il punto – spiegano quelli di Tortuga – non è esortare una generica lotta ai patrimoni, ma proporre un dibattito sulla rimodulazione del carico fiscale. L’accumulazione di capitale, i risparmi privati e gli investimenti nel nostro Paese sono certamente una parte essenziale della nostra economia”.
Al terzo posto c’è un articolo di Maurizio Sgroi che racconta gli scricchiolii del gigante d’Europa.
L’inverno si avvicina e il boom immobiliare fa tremare la Germania
“Anche la Germania – scrive Sgroi – paga dazio all’inesorabilità del ciclo economico, che facilmente diventa avverso dopo aver arriso benigno per tanto tempo. Se n’è avuto un avviso con la crescita negativa dell’ultimo trimestre, frutto di tante contingenze fra le quali l’incattivirsi del commercio internazionale, la vicenda Brexit, ancora di là da essere risolta, e le tensioni geopolitiche”.
Ed ecco gli altri post più letti della settimana.
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Buona lettura e rilettura!
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