Una settimana di Econopoly (quella della festa per il Pil tedesco in calo)

scritto da il 18 Novembre 2018

Nella settimana che si è conclusa un dato salta all’occhio: per la prima volta dal 2015, nel terzo trimestre, il Pil della Germania è sceso – dello 0,2% – rispetto al periodo precedente. A pesare soprattutto la frenata dell’industria dell’auto. Eurostat ha ricordato che nello stesso periodo l’Italia ha fatto segnare una crescita zero, mentre l’Eurozona è cresciuta dello 0,2%. Ed ecco che in tanti, sui social, hanno festeggiato. Gli sta bene ai tedeschi, vedi che anche loro sono in difficoltà? Vedi che i tempi di magra arrivano per tutti? Sovranismo d’accatto, che non tiene conto di alcuni piccoli particolari, tipo che se la Germania soffre l’Italia sprofonda.

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Ne parla Isabella Bufacchi sul Sole 24 Ore, spiegando che se cala il Pil tedesco, pensate un po’, cala anche quello italiano. “La Germania è indiscutibilmente il partner commerciale più importante per l’Italia. Di gran lunga. La Germania è il primo Paese per import ed export dell’Italia. E anche l’Italia ha il suo peso per l’economia tedesca, è il sesto paese per export e il quinto per import per la Germania”. Basta guardare l’interscambio con la Germania di alcune regioni, uguale o superiore a quello di interi Stati, dal Giappone alla Slovenia.

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fonte: Sole 24 Ore

È, aggiunge Bufacchi, “una partnership commerciale, quella tra Italia e Germania, che nel 2017 ha toccato i 121,3 miliardi di euro, un’annata record. E che anche quest’anno si assesterà su dimensioni molto importanti”. Ergo, cari sovranisti, gioite meno se cala il Pil tedesco e l’odiato mangiacrauti stringe la cinghia, perché per ogni automobile tedesca in meno diverse aziende italiane vedranno calare il fatturato e magari i posti di lavoro, da chi produce freni a chi sforna sedili o cruscotti.

Sempre in tema di riflessioni sulle tesi sovraniste Econopoly ha offerto un contributo non da poco, questa settimana, con uno post di Emiliano Pecis, da leggere e rileggere:

Riace, l’economia e la rivincita degli zero

Si legge nell’incipit: “… una cosa è certa: il ministro Salvini non può vietare alle persone di provare empatia, di fare ed essere rete, di non avere paura, di non essere solidale. E soprattutto, il ministro Salvini, non può impedirci di ragionare, di analizzare lo stato dell’arte tramite studi e ricerche scientifiche, capire la storia, smascherare il presente, per provare a proporre valide alternative, per un futuro più aperto ed inclusivo per la pace e il benessere delle persone”. E da come comincia già capite che la questione è spessa.

Al secondo post Beniamino Piccone con un post sulla vicenda Pernigotti:

Pernigotti nel Paese senza borghesia

“Alcuni – riflette Piccone – potrebbero subito invocare il protezionismo, l’autarchia, “l’economia domestica” contro le “forze capitalistiche del male”, il blocco delle delocalizzazioni. Sarebbe una mossa sbagliata. Nel mondo globale, la chiusura è dei perdenti; chi si isola, è perduto. La competizione va affrontata a viso aperto, ma con serietà, competenza, mezzi finanziari adeguati. E il sistema Paese deve essere favorevole all’impresa. Le regole devono essere chiare e pro-business, non tali da rendere impossibile la vita all’imprenditore, vessato da burocrazia, controlli e leggi fiscali financo retroattive”.

Al terzo posto un articolo di Sergio Cesaratto e Antonino Iero:

È il tasso di interesse, bellezza!

“La questione del debito pubblico – scrivono i due autori – sembra soprattutto una questione di tassi di interesse). Contrariamente, tuttavia, a quanto sostenuto dal commissario europeo Moscovici, non è sul debito che si deve agire per diminuire la spesa per interessi, poiché in tal modo si deprime l’economia rendendo vani gli sforzi di aggiustamento, ma sui tassi di interesse”. Il post ha fatto molto discutere. Bene così.

Ed ecco gli altri post più letti negli ultimi Magnifici Sette giorni di Econopoly.

Che cos’è il Pil? Proviamo a capire, per non dare i numeri – di Francesco Mercadante

La ripresa europea del mattone è matura e l’Italia ha perso il treno (un altro) – di Maurizio Sgroi

Da bitcoin a tokenizzazione: manuale rapido per capire (e usare) la blockchain – di Claudio Parrinello

Perché serve tassare i patrimoni (in Italia e non solo) – di Tortuga

I 9 mesi che aspettano l’Italia: tappe e scenari della crisi possibile – di Alessandro Magnoli Bocchi

Una Brexit modello Canada: l’uovo di Colombo si chiama CETA – di Mario Angiolillo

Se non reindustrializza l’Europa rischia grosso. Ecco come può farcela – di Corrado Griffa

Buona lettura e rilettura!

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