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Di diamanti e colonie: storia di Cecil Rhodes, l’uomo che volle farsi Stato
Tutti parlano di Zimbabwe (al voto per la prima volta dopo la caduta di Robert Mugabe), spesso portato ad esempio di iperinflazione e di stampanti (sic!), ma non molti sanno la storia che c’è dietro a questo lembo di terra africana. Una storia di capitalismo, colonialismo e di globalizzazione, che sì, c’era già anche nel XIX secolo.
Questa è la storia di Cecil Rhodes.
Quinto figlio di un pastore anglicano, per via delle sue condizioni di salute che facevano presupporre la tisi, fu mandato dal padre non ancora diciottenne presso la fattoria del fratello, nella colonia del Natal, parte sud orientale dell’odierno Sudafrica.
La fattoria andò male, il terreno non era adatto alla coltivazione del cotone e i due fratelli si spostarono a Kimberley nel Griqualand. Kimberley in quegli anni era la meta di avventurieri e immigrati da tutto il mondo spinti dalla scoperta di una gigantesca miniera di diamanti sul suo territorio, oggi chiamata The Big Hole, che era però conteso dalle repubbliche boere dell’Oranje-Vrystaat e del Transvaal e dai Griqua, un popolo afro-olandese che si era stabilito lì da decenni. Il capo dei Griqua Andries Waterboer alla fine si ribellò alle pretese del Transvaal, dichiarò indipendente il territorio e chiese agli inglesi di assumerne il controllo, che lo dichiararono così colonia reale.
Il nostro Cecil in questa situazione di “febbre dei diamanti” trovò come fare soldi vendendo pompe idrauliche ai minatori e coi guadagni iniziò ad acquistare concessioni minerarie dagli stessi che avevano acquistato da lui. Ben presto iniziò ad essere uno dei maggiori proprietari di concessioni minerarie di Kimberley e riuscì a trovare ulteriori fondi per la sua espansione dalla Banca Rothschild di Londra, che aveva intuito la profittabilità della miniera.
Il mercato dei diamanti era però afflitto da sovrapproduzione ed il numero delle compagnie minerarie di Kimberley era già sceso sotto 100 dalle migliaia di cercatori iniziali, fra le quali quelle di gran lunga più grandi erano la compagnia di Rhodes, la Barnato Diamond Mining Company di Barney Barnato e la Compagnie Française des Mines de Diamants du Cap de Bonne Espérance.
Rhodes nel 1888 riuscì a compiere un colpo da maestro.
Riuscì a far quotare in borsa per primo la sua compagnia e coi soldi ottenuti, più l’appoggio della Banca Rothschild, fece un’offerta per l’acquisto della compagnia francese. Barnato superò la sua offerta ma fu invitato a ritirarla tramite un accordo con lo stesso Rhodes che si offrì di rivendergliela ad un prezzo stracciato più però il 20% delle quote della sua compagnia.
Barnato accettò questa “offerta che non si poteva rifiutare” ma nel mentre Rhodes rastrellò sul mercato le azioni della compagnia di Barnato presentandosi alla fine con un pacchetto del 35% che lo faceva diventare il secondo azionista. Barnato cercò di combattere per mantenere il controllo della sua compagnia ma un ulteriore calo del prezzo dei diamanti gli fece accettare la proposta di Rhodes di fondere le loro compagnie in una unica in modo da avere il controllo quasi completo della miniera di Kimberley.
Era nata la De Beers.
Rhodes a questo punto, operando in un regime di quasi completo monopolio (95%) sull’estrazione mondiale dei diamanti, decise di vendere i suoi diamanti ad un solo cartello di dieci compagnie di Londra (fra i quali Barnato e suo fratello), che fu nominato “the syndicate”, ad un prezzo concordato ben più alto di quello attuale ed in quantità in linea con la domanda del mercato. La strategia funzionò e i ritorni sugli investimenti nella miniera di Kimberley tornarono, ampiamente, in positivo.
Nel 1877 intanto la Colonia del Griqualand veniva incorporata dentro la Colonia del Capo e Rhodes potè intraprendere anche la carriera politica facendosi eleggere nel 1880 al parlamento della colonia. Contemporaneamente Rhodes fondò la sua seconda compagnia di successo, la British South Africa Company (abbreviato in BSAC), che ricevette nel 1889 il Royal Charter per agire come agente degli interessi della corona nei territori ancora non esplorati a nord della Colonia del Capo, sulla falsariga di quello che era il sistema coloniale della British East Company in India. Il Charter aveva una durata di 25 anni, rinnovabile alla scadenza, e fu subito messo in opera nei territori a sud del fiume Zambesi.
La compagnia poteva quindi riscuotere direttamente le tasse dei soggetti africani, imporre la requisizione di terre e bestiame, gestire una milizia privata che svolgeva anche compiti di polizia, oltre ad avere ovviamente il monopolio su tutte le risorse minerarie naturali.
I poteri che erano stati delegati alla compagnia arrivavano fino alla emissione di monete, banconote e francobolli per l’uso all’interno dei territorio oggetto del Royal Charter.
Un vero stato “privato”.
Rhodes nel 1890 riuscì a diventare anche primo ministro della Colonia del Capo, sommando quindi nella sua persona potere un potere politico ed economico con pochi precedenti nella storia contemporanea all’infuori delle case regnanti.
Come governatore della Colonia del Capo portò avanti una politica di sgombero delle popolazioni africane dalla loro terra ed allo stesso tempo di elevazione dei requisiti di censo per gli elettori in modo da escluderle dal voto. L’instaurazione poi della famosa “Hut Tax”, una tassa simile al focatico medievale e che poteva essere riscossa anche tramite prestazioni in natura, forzava il lavoro obbligatorio gratuito di molti soggetti africani.
L’ideologia di Rhodes era quindi prettamente colonialista, volta al soddisfacimento degli interessi economici inglesi, come il suo sogno di una ferrovia dal Capo fino al Cairo, ma, e non per ultimi, anche di quelli suoi personali.
Questo fu chiaro quando Rhodes, col tacito accordo del Segretario di Stato alle Colonie, organizzò il cosiddetto “Jameson Raid”.
L’altra popolazione presente dal XVII secolo nell’Africa del Sud erano i Boeri, discendenti dai coloni olandesi, i cui territori si erano ridotti all’Oranje-Vrystaat e alla Zuid-Afrikaansche Republiek del Transvaal, due repubbliche indipendenti sempre in bilico fra crisi economiche e politiche, ma con un grande appeal per Rhodes: le miniere d’oro di Johannesburg nel Transvaal. Nel 1895 Rhodes quindi organizzò un raid di milizie della BSAC contro il Transvaal contando che gli immigrati britannici presenti in quello stato si ribellassero e rovesciassero il governo boero del primo ministro Kruger. L’operazione fu un insuccesso totale, gli assalitori furono catturati e incarcerati a Pretoria e Rhodes dovette dare le dimissioni da primo ministro della Colonia del Capo.
Ma il raid, pur fallendo, fu uno degli eventi che fece alzare la tensione fra UK e Boeri fino a giungere quattro anni dopo alla Seconda Guerra Boera, che ebbe l’appoggio materiale ed economico di Rhodes, al termine della quale la DeBeer acquisì anche le miniere di diamanti di Pretoria recentemente scoperte, mantenendo così il monopolio mondiale sul mercato dei diamanti.
Nel mentre il controllo del territorio sul quale la BSAC tramite trattati con le tribù indigene e le concessioni ottenute dalla corona britannica, grazie all’abile destreggiarsi fra i Commissioner locali e il Segretariato alle Colonie di Londra, era oramai immenso, pari a oltre 1 milione di chilometri quadrati. Come abbiamo detto era controllato militarmente da una milizia privata, che però fu affiancata durante le ribellioni degli indigeni del 1896 anche da truppe regolari britanniche. Fra gli ufficiali di queste ci fu anche il famoso Baden-Powell, allora colonnello, che prese proprio esempio dall’abbigliamento e dalle abilità nei boschi dei ranger della BSAC per fondare l’organizzazione dei Boy Scout.
La denominazione di Rhodesia al territorio governato dalla BSAC fu data ufficialmente nel 1895 con Rhodes ancora in vita, ma era ormai nell’uso comune sui giornali e fra la gente. A memoria fu l’unico caso di uno stato che prendeva il nome da una persona vivente.
Alla morte di Rhodes nel 1902 le sue “creature” continuarono per decenni la loro vita. La De Beers è ancora oggi la società leader nel commercio dei diamanti. La BSAC invece continuò ad amministrare la Rhodesia fino al 1922-24 quando la Rhodesia del Nord, ora Zambia, fu dichiarat protettorato fino all’indipendenza nel 1964 e alla Rhodesia del Sud, l’attuale Zimbabwe, fu dato lo status di colonia con governo autonomo che durò legalmente fino al 1980, ma nel 1965 si dichiarò unilateralmente indipendente per poi entrare in una guerra civile che durò fino al 1979.
Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
Twitter @AleGuerani