Le opportunità per le donne in politica e la spesa pubblica pensata a lungo termine

scritto da il 27 Aprile 2018

Le autrici di questo post: Mariachiara Bo, studentessa al terzo anno della laurea in Matematica per la Finanza e l’Assicurazione all’Università degli Studi di Torino e Junior Allieva presso il Collegio Carlo Alberto, membro del direttivo di Neos Magazine; Adele Ravagnani, studentessa al terzo anno del Corso di Laurea in Fisica all’Università degli Studi di Torinoe Honors Student presso il Collegio Carlo Alberto. Nel 2017 ha partecipato al decimo Young Professionals Seminar organizzato da United Europe, di cui è membro –

Politica valutata: Legge italiana 215/2012, una disposizione in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni.

Obiettivo: Promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali.

Effetto: Aumento del 18% della quota di donne nei consigli municipali.

Il divario di genere domina la scena politica internazionale: in Europa, ad esempio, solo il 28% di coloro che hanno incarichi in corpi legislativi o in gabinetti di governo appartiene al genere femminile, trend in linea con i dati italiani dove approssimativamente il 30% dei membri del Parlamento è donna.

La sotto rappresentazione femminile in politica può essere imputata ai diversi ostacoli che vi sono nel lungo percorso di carriera tipico di questo settore. Innanzitutto le donne potrebbero non essere interessate a concorrere per i seggi a causa di limiti di tempo dovuti alla cura dei propri figli, oppure per mancanza di un appoggio esterno, familiare e/o economico. Ulteriori fattori dissuasivi possono essere inoltre l’atteggiamento dei partiti stessi, restii a candidare una donna in posizioni di rilievo, oppure la possibilità che una consistente percentuale di elettori abbia dei pregiudizi nei confronti del genere femminile e, pertanto, non voti per candidati donna.

Incentivare la partecipazione delle donne in ambito politico è un provvedimento giustificabile per garantire equità nella rappresentanza di genere. Contribuirebbe anche a creare modelli di comportamento e di ispirazione per altre donne, che sarebbero a loro volta incentivate a intraprendere una carriera politica. È stato inoltre confermato da recenti studi (1) che le donne sono politici meno facilmente corruttibili e che dimostrano anche migliori capacità nel cooperare.

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Nel 2012 è stata introdotta in Italia la legge 215 con l’obiettivo di aumentare la presenza femminile nei consigli municipali dei comuni con più i 5000 residenti. Questa legge prevede la possibilità di esprimere la doppia preferenza di voto purché i candidati siano di due generi diversi e che non vi siano nella stessa lista più di 2/3 di candidati dello stesso genere.

Gli effetti di questa legge, applicata per la prima volta nelle elezioni municipali del 2013, sono stati analizzati nel paper “Let the Voters Choose Women” di Audinga Baltrunaite, Alessandra Casarico, Paola Profeta e Giulia Savio.

Avvalendosi di strumenti econometrici, l’articolo confronta i dati relativi a due gruppi di comuni: da una parte quelli con un numero di abitanti inferiore a 5 mila, a cui non viene applicata la legge, dall’altra quelli con un numero di residenti compreso fra 5 e 15 mila. È stato scelto questo limite superiore per il numero dei residenti nei comuni soggetti alla politica in quanto, al di sopra di 15 mila abitanti, le leggi elettorali sono differenti. I dati sono relativi ai comuni votanti nel 2013, 2014 e 2015 ad eccezione di quelli di Valle d’Aosta, Friuli-Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige in cui non vige la legge.

Ciò che emerge dallo studio è che nei comuni in cui viene applicata questa politica, le donne costituiscono circa il 40% dei consiglieri comunali eletti mentre negli altri sono in media il 28%. Inoltre, la quota delle preferenze espresse a favore di candidati donne aumenta del 18%. Un risultato notevole se confrontato a quelli relativi a politiche basate sull’introduzione delle quote rosa; quest’ultime si rivelano inefficienti in quanto, in genere, i partiti tendono a porre le donne al fondo della lista dei candidati, facendo rimanere pressoché invariata la loro probabilità di essere elette. Nonostante i dati analizzati evidenzino come i partiti non abbiano stilato le loro liste con questo criterio, l’importanza delle quote rosa nella legge 215/2012 non è stata determinante. Ad esserlo è invece la possibilità di esprimere una doppia preferenza, che fa aumentare il numero dei voti a favore di candidati di sesso femminile. Questo risultato empirico si è dimostrato essere consistente con l’idea che la maggior parte dei votanti sia gender-neutral, a conferma del fatto che la sotto rappresentazione delle donne in politica sia anche dovuta alle regole del voto.

Una maggiore presenza femminile tra le fila dei consiglieri comunali, oltre a soddisfare il principio di uguaglianza e a dar voce alle esigenze di questo gruppo sociale, dà benefici alla spesa pubblica dei comuni. Infatti, è emerso come quest’ultima, pur rimanendo complessivamente invariata, vede un aumento degli investimenti in educazione e ambiente nei comuni soggetti alla politica. Le donne quindi pensano a lungo termine; questo è ulteriormente confermato dal fatto che questo trend interessa solamente i dati relativi agli investimenti e non alle risorse predisposte per le attività in corso.

È opportuno considerare come la legge 215/2012 non agisca sulla Giunta Comunale, i cui membri sono selezionati tra i consiglieri. I dati mostrano infatti come non ci sia stato un aumento di donne all’interno di questo organo. Ciò rappresenta un limite negli effetti che la politica può avere sulla spesa pubblica, in quanto la Giunta ha un importante potere decisionale.

In conclusione, “Let the Voters Choose Women” mostra come l’introduzione della legge 215/2012 rappresenti un primo passo verso l’uguaglianza di genere in politica. Le quote rosa si sono rivelate inefficienti: se applicate da sole, portano ad un aumento limitato nel numero di elette, se affiancate dalla doppia preferenza, dimostrano invece di essere efficaci. La possibilità data agli elettori di esprimere un duplice voto, nel caso i due candidati siano di diverso sesso, è stata determinante per il successo della legge.

Twitter @neosmagazine

NOTA

(1) Brollo, Fernanda, and Ugo Troiano. 2016. “What Happens When a Woman Wins an Election? Evidence from Close Races in Brazil”. Journal of Development Economics 122: 28-45.