Ma il bitcoin è veramente il nulla, come si sente dire in giro?

scritto da il 11 Dicembre 2017

Domenica ho postato su Facebook un lungo articolo dell’economista Paolo Savona, molto critico nei confronti del bitcoin e della corsa all’oro che si è scatenata nelle ultime settimane, facendo volare la quotazione sino verso la soglia dei 20mila dollari. E mi ha sorpreso, ma fino a un certo punto, che ne sia nata un’accesa discussione, per alcuni versi molto stimolante, che probabilmente produrrà qualche nuovo post per Econopoly.

Intanto, però, come ho iniziato a fare con questo thread di Alessandro Guerani, nostro contributor sin dagli inizi, ho pensato di condividere la discussione con i lettori di Econopoly. Spero possa essere utile per trovare nuovi spunti di riflessione sul fenomeno finanziario del momento, tanto popolare quanto controverso.

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Intanto: ecco il post di Paolo Savona da cui è nato tutto. È stato pubblicato su List, di Mario Sechi.

Bitcoin, il nulla a cui credono in molti 

Dietro la cripto-valuta non c’è né attività reale che ne giustifichi il valore né un’autorità che la protegga. Modesto consiglio di un economista che conosce bene la storia della moneta: “Tenetevi alla larga”.

di Paolo Savona

La gente si domanda che cosa sia questa nuova follia finanziaria dei Bitcoin. Per taluni, la curiosità di sapere maschera il desiderio di acquistarli. Se così fosse, l’unico suggerimento da dare a costoro è “tenetevi alla larga”. I Bitcoin sono il nulla che ha radici nell’abilità dei pochi e nella credibilità dei molti. Nati come moneta sostitutiva di quella legale, cioè con dietro uno Stato e le sue leggi, è diventata uno strumento per speculare, dove vince chi è più abile a entrare a prezzi bassi e uscire quando si innalzano. Essi vivono perché una fascia per ora ristretta del Pianeta li considera mezzo di scambio (ossia moneta da usare nei pagamenti), serbatoio di valori (dove tenere i risparmi) e strumento liberatorio dei debiti (ossia strumento riconosciuto a tal fine). I Bitcoin assolvono la prima funzione in modo per ora limitato e la seconda con molti e crescenti rischi, ma non la terza, perché la legge non li riconosce come tali; la miopia delle autorità va però legittimandone l’esistenza introducendo l’obbligo di trasparenza a fini fiscali e accettando l’avvio di contratti (i derivati future) sugli stessi, caricandosi di responsabilità sulla loro esistenza senza domandarsi che cosa faranno se la speculazione inverte il suo andamento e la magistratura si trovasse di fronte a un caso di contestazione sulla legittimità di un debito saldato con Bitcoin.

I Bitcoin sono il nulla che ha radici nell’abilità dei pochi e nella credibilità dei molti.

L’esistenza dei Bitcoin è il risultato di un programma (protocollo), la Blockchain (letteralmente “catena bloccata”), che opera in modo decentralizzato su grandi computer e ha la proprietà di essere trasparente e sicuro, ossia registra e mette a disposizione ogni operazione compiuta da un singolo individuo senza che altri possono conoscerla. Esso è stato messo a punto da un ingegno come quello di Ulisse (conosciuto come Nakamoto) che disse a Polifemo di essere “Nessuno”. Per questa caratteristica di impenetrabilità vengono attratti nel meccanismo fondi leciti e illeciti in cerca di anonimato.

Poiché la nascita dei Bitcoin richiede procedure complesse (chiamate “miniere” e gli autori “minatori”) e Nakamoto-Ulisse ha stabilito un limite alla loro circolazione in 21 milioni di unità, alla crescita della domanda non segue un pari aumento dell’offerta e i prezzi si impennano. Quello che sta avvenendo, ma sul nulla, perché dietro non c’è né attività reale che ne giustifichi il valore né un’autorità che li protegga. Lo ripeto, vivono perché i possessori lo vogliono e altri lo consentono. È uno strumento monetario e finanziario basato sulla convenzione spontanea tra partecipanti al meccanismo telematico. Oggi la logica di questa convenzione-convinzione è la scommessa che il meccanismo possa continuare a funzionare creando benefici senza alcun problema, che invece esiste. Se dovesse venire meno, chi paga le conseguenze, dato che le autorità avrebbero dovuto intervenire?

La risposta più comoda è che “i ricchi e i criminali si scornino tra loro”, se non fosse che ogni crisi nata da mancanza di regole causa gravi conseguenze all’economia, come ha dimostrato la Grande recessione nata dall’”esuberanza irrazionale” della finanza americana e globale con i derivati dei crediti non buoni (subprime credit) contro la quale si è scontrato il mondo, con una particolare incidenza per Italia che aveva le mani legate dalle istituzioni europee “zoppe” (il termine è di Carlo Azeglio Ciampi).

Il Bitcoin è stato messo a punto da un ingegno come quello di Ulisse che disse a Polifemo di essere “Nessuno”

Il sistema della moneta telematica va governato per tempo affinché non sfugga di mano, se già non è accaduto l’irreparabile. Infatti ai Bitcoin si sono aggiunte altre monete connotate come criptocurrency (criptovalute), dalla caratteristica del protocollo Blockchain che è scritto criptato, ossia in modo tale che solo chi è autorizzato a farlo può leggerlo e, nel loro caso, solo chi li possiede. Ricordando la frase di Einstein che ciò che non riesci a fare oggi, lo farà qualcuno domani e, pensando al successo di Turing nel decriptare i messaggi nazisti, prima o dopo può accadere che il monopolio della conoscenza da parte dei singoli individui venga meno.

Il secondo punto, ancora più preoccupante, è che la sovranità monetaria passa dalle mani dello Stato a quelle dei privati, che secoli di storia indicano non abbiano capacità di autocontrollo; abbandonata la moneta in forma metallica (oro e argento), quella cartacea (il circolante che abbiamo in tasca) e scritturale (i depositi bancari), essa è ora in forma telematica (bit di computer) e può essere creata in quantità infinita; perciò deve essere controllata da autorità che operano su delega dai Parlamenti, some le banche centrali o i Ministri del Tesoro.
La Russia ha già deciso di recuperare la sovranità creando il criptorublo.

Quattordici banche globali stanno mettendo a punto una loro moneta elettronica che espropria la sovranità monetaria degli Stati; di conseguenza l’economia non sarà più controllata da leggi, ma dalla volontà dei loro manager. La Russia ha già deciso di recuperare la sovranità creando il criptorublo. Olanda e Danimarca stanno studiando di farlo. Stati Uniti e Regno Unito si sono invece limitati a imporre la trasparenza fiscale e legale, una via che l’Italia sta percorrendo, ma in modo blando.

Il problema non è quello di raggiungere lo scopo di far rispettare le leggi tributarie e lottare contro la criminalità, cosa sacrosanta, ma garantire che l’aumento dei prezzi sia sotto il controllo dei Parlamenti in nome della “no taxation without representation”, non può esservi un’imposizione fiscale fuori dagli organi della democrazia, come sarebbe il caso dell’inflazione, la tassa occulta sui poveri.

Ed ecco la discussione che ne è seguita su Facebook…

RODOLFO SIGNORINO: Alberto Annicchiarico, forse credulità di molti e non credibilità di molti?

MASSIMO PICA: The U.K. Treasury has enlisted Britain’s spy agency to look into risks associated with Bitcoin as concern grows that the cryptocurrency is being used to evade tax and launder money, the Sunday Telegraph reported – verrà presto regolato dalle autorità finanziarie e morirà così, vittima del suo stesso essere indipendente da tutto.

LEOPOLDO BENACCHIO: D’altronde, se pensi che ogni tanto nelle piazzole di autostrada trovi ancora chi spera di vincere al gioco delle 3 carte … leggi, è un articolo fatto benissimo

ANDREINA SWICH: grazie!!! C’è chi mi ha scritto in privato di aver guadagnato!….

LEOPOLDO BENACCHIO: certo, finchè dura non c’è problema. L’ultimo rimane col cerino in mano come in tutte le truffe.

MAURIZIO SGROI: solo un’osservazione su questa frase: “Il secondo punto, ancora più preoccupante, è che la sovranità monetaria passa dalle mani dello Stato a quelle dei privati, che secoli di storia indicano non abbiano capacità di autocontrollo”. per quanto ne so io, erano i sovrani a tosare le monete, non i cittadini.

GIUSEPPE TOMEI: Premessa, le ICO sono una bolla.Comunque non è chiaro se a Savona manchi l’idea di trustless transaction o non la accetti. Più probabile la seconda. Non puoi pretendere che un economista nato e vissuto nel regno della centralizzazione dei processi come dogma possa accettare che ci siano processi alternativi, auto regolanti, che non dipendano da garanzia terza, perché costruiti per non averla. Il valore che sta raggiungendo bitcoin è assurdo, si.
Questo dice che certamente c’è corsa al papavero, e qualcuno si farà male, ma anche che la domanda di trustless e decentralizzazione è molto forte. Se poi è consapevole, e si assume il rischio, fair enough. Ma insomma, possiamo farci sopra la morale, con il track record di spaccio di subs e robaccia delle banche italiane a vecchiette? non lo so….

PLACIDO LOSACCO: Attenzione a non prendere un abbaglio. Non siate superficiali, evitate di demonizzare un intero ecosistema che si va creando. Dietro al mondo delle criptovalute ci lavorano le menti più brillanti del pianeta. Non è vero che sotto non c’é nulla. Ci sono dei sottostanti costituiti da tecnologie così sofisticate che possono mandare in crisi e distruggere interi settori economici. Il Bitcoin è solo la punta dell’iceberg, e per certi versi la incarnazione più semplice e primitiva di queste tecnologie. Date giusto un occhiata a fenomeni come IOTA, EOS o ETHEREUM. Esplorate la tana del bianconiglio e poi ne riparliamo…

FRANCESCO VENIER: L’articolo mi pare scritto da uno che non sa cosa sono i bitcoin. Bisognerebbe chiedere a Giacomo Zucco che ne pensa e magari invitarlo a scrivere un pezzo su List o il Sole.I bitcoin non sono una valuta sono una commodity rara come l’oro. Perché l’oro vale così tanto? Chi ne garantisce il valore? Il valore è chiaramente una convenzione che si determina dall’incontro di domanda e offerta. I rischi maggiori, e secondo me molto concreti, del bitcoin sono che emergano delle criptovalute migliori che lo sostituiscano o che venga messo fuorilegge dalla comunità internazionale. Al contrario se diventasse veramente l’oro digitale senza alternative, le quotazioni attuali sarebbero ancora bassissime.

GIORGIO BENETTI: Secondo Damodoran non può essere definita come materia prima perché non può essere sottoposta ad un processo di trasformazione che serva a produrre un bene o possa essere usata per produrre energia o essere consumata. https://youtu.be/8iNeXCAM_Ik

SIMONE SPETIA: La frase “I Bitcoin sono il nulla che ha radici nell’abilità dei pochi e nella credibilità dei molti” è applicabile a un numero N di attività finanziarie e, mi si consenta, persino di attività economiche.

ANDREA MAZZANTI: Articolo inutile che dimostra la totale incompetenza dell’autore. La moneta ha un valore basato su merci e lavoro e la tecnologia implementativa che include : verifica e approvazione p2p, “mining”, gestione smart delle transazioni con client wallet, codice sorgente (python,c++) disponibile a tutti è straordinaria. Nessuno parla del fatto che esistono già ATM fisici per eseguire transazioni e che c’è anche disponibilità di hardware dedicato per il mining,… io mi sono sviluppato un wallet personale in mezza giornata e sinceramente credo molto più alla sicurezza del Bitcoin Network che alla mia Visa la quale è stata clonata ben 3 volte. Che questi giornalisti si leggano il WP: https://bitcoin.org/bitcoin.pdf

ALBERTO ANNICCHIARICO: Ottimo commento, grazie! Ma Savona non è di certo un giornalista! Vuole scrivere un suo commento su Econopoly – Il Sole 24 Ore? Ben lieto di ospitarla!

LUCA RAFFO: L’unica domanda che vale la pena porsi è: a cosa serve il bitcoin?

ANDREA MAZZANTI: Le ragioni sono contenute nel WP: https://bitcoin.org/bitcoin.pdf.

LUCA RAFFO: In una frase, a cosa serve il bitcoin?

GIUSEPPE TOMEI: A permettere transazioni trustless tra parti.

ANDREA MAZZANTI: A passare a un modello di acquisto di beni e servizi basati su un modello di approvazione transazioni gestite direttamente dai chi acquista o vende, riportando il valore della moneta stessa ad un valore reale.

LUCA RAFFO: Esistono già strumenti come Paypal a questo proposito, Giuseppe.

ANDREA MAZZANTI: Paypal è un servizio, non una moneta.

LUCA RAFFO Già, ma Paypal permette transazioni trustless tra parti. Se invece parliamo di bitcoin come moneta allora ti chiedo cosa ha bitcoin che, poniamo, l’euro, il dollaro o la patacca di macau non hanno.

ANDREA MAZZANTI: Paypal come tutti i servizi interbancari ti fa pagare quello che non dovresti, fattorizzando il rischio di frode all’interno del costo transazione ammettendo di fatto che tutto il network non è sicuro. Bitcoin paghi solo i miners che mettono a disposizione tempo macchina per approvare miliardi di transazioni.Il network di per sé è a prova di attacchi, le uniche frodi sono causate da uso non corretto del proprio wallet address. Nessuno ti costringe ad usarlo, sapere che esiste un modo alternativo di accedere allo scambio di beni e servizi è un sollievo… e una straordinaria opportunità di evoluzione…

GIUSEPPE TOMEI: PayPal non gestisce transazioni trustless. È una clearing centralizzata tra parti che ‘fornisce trust’. X una transazione su bitcoin non ha bisogno di un intermediario per gestire trust. Attenzione Luca, non confondere anonimo e trustless, sono concetti diversi. E comunque i problemi rilevati ad oggi sui bitcoin sono su storage di valuta, non sulla transazione. Le crypto possono disintermediare completamente il sistema di transazioni come oggi lo conosciamo. Con dei limiti. E con follie collettive sui prezzi. Ma la matematica che c’è dietro e l’idea stessa di disintermediazione sono magnifiche. Poi certo il tutto dovrà maturare, e molti si faranno male…

LUCA RAFFO: Al contrario, proprio perché è anonimo e non regolamentato il rischio è più elevato, hackeraggi e “furti” mi sembra siano piuttosto comuni e non mi sembra ci siano molte speranze di rimborso. Il punto che voglio raggiungere è: Bitcoin è uno strumento per effettuare transazioni in forma anonima o quasi senza nessuna regolamentazione di sorta, ergo, utilissimo solo per chi vuole stare al di fuori dei “radar”. Francamente non c’è una singola ragione per cui uno dovrebbe preferire bitcoin rispetto ai normali strumenti finanziari a meno che non abbia qualcosa da nascondere (o per pura speculazione).

ANDREA MAZZANTI: Luca scusami ma questa risposta dimostra che non hai compreso come funzioni il sistema: Bitcoin segue un protocollo di criptazione dell’informazione, ma dal tuo address si può risalire alla tua chiave primaria e quindi teoricamente a te, ma il punto non è questo. Se tu stabilisci un modo di transare in maniera diretta con qualcuno che conosci, perchè mai avresti bisogno di qualcuno che certifichi chi sei e dove abiti? inoltre la tua capacità di spesa è verificata in tempo reale dal tuo wallet personale e quindi non è possibile nessuna frode…. se hai 0 BTC, non puoi fregare nessuno…Mi sa che io e Giuseppe diciamo le stesse cose e quindi io adesso torno a scrivere codice per il mio Smart Wallet… Il problema di Bitcoin è che nessuno è in grado di spiegare bene ai Media come veramente funzioni e quindi si creano questi problemi…

GIUSEPPE TOMEI: Andrea da ammettere è questione complessa e di comprensione non immediata…

ALBERTO ANNICCHIARICO: Giuseppe, se Andrea scriverà un post per Econopoly chiaro avremo reso un buon servizio!

LUCA RAFFO: Esempio personale, nel 2013 mi regalano 20 dollari in bitcoin, cambio telefono, perdo il wallet, persi per sempre. Per comprare bitcoin su coinbase mi risulta sia necessario una copia di un documento di identificazione da inviare via email, se uno ha intenzioni losche è chiaro che il sistema non è sufficiente per garantire l’identità, quindi, di fatto, l’anonimato è garantito volendo. Se voglio transare con qualcuno che conosco senza certificazioni basta che arrivi con dei contanti e il gioco è fatto senza dover cambiare i miei soldi in bitcoin (anche per bitcoin servono degli intermediari che applicano commissioni). In conclusione, la moneta serve come mezzo di pagamento se è stabile, da quando è nato Bitcoin non mi sembra sia un esempio di stabilità.

SIMONE SPETIA: Mi resta un dubbio e scusate se parlo da profano: se Blockchain è tecnologia aperta e utilizzabile da tutti (e molti la stanno sperimentando, sia a livello corporate, sia a livello di banche centrali); se la tecnologia di mining è praticamente applicabile a qualsiasi altro strumento simile (es: Ethereum); se, infine, il numero di transazioni commerciali per le quali è effettivamente usato Bitcoin è tutto sommato estremamente limitato rispetto a qualsiasi altra grande moneta, quale è effettivamente il sottostante che ci permette di assegnare un valore a Bitcoin?

DAVIDE J. MANCINO: Non capisco, se questa è l’idea che Savona ha dei bitcoin come mai è diventato presidente del cda di una startup finanziaria di trading in criptovalute?

ALBERTO ANNICCHIARICO: qui ci vorrebbe una parola di conforto da Antonio Chris Simeone.

DAVIDE J. MANCINO: Esatto, proprio per questo sono rimasto molto sorpreso!

Twitter @albe_