categoria: Draghi e gnomi
I consumatori tedeschi non consumano anche quando i loro redditi crescono molto
Pubblichiamo un post di Fedele De Novellis, partner ed economista senior di REF Ricerche –
Il dibattito degli ultimi anni ha evidenziato più volte come all’interno dell’area euro la politica economica tedesca abbia privilegiato una crescita basata sulle esportazioni, portando l’economia ad accumulare avanzi delle partite correnti a livelli record, oltre l’8 per cento del Pil negli ultimi tre anni.
Tra gli aspetti richiamati nel dibattito vi è il fatto che la maggiore forza dell’economia tedesca avrebbe dovuto innescare meccanismi di riequilibrio fra i diversi paesi dell’area. In particolare, la Germania avrebbe potuto trainare con la propria domanda le economie in maggiore difficoltà.
Le cose però non sono andate in questa direzione. Ad esempio, nel corso della recente fase di ripresa iniziata nel 2014 l’economia italiana ha visto una crescita dei consumi di circa l’1 per cento all’anno mentre in Germania l’incremento si è posizionato nello stesso periodo intorno all’1,5 per cento. Una differenza modesta, che non pare rispecchiare le condizioni di fondo delle due economie.
Per provare a interpretare tale convergenza può essere utile mettere in evidenza alcuni fatti più significativi che hanno caratterizzato i comportamenti dei consumatori. In particolare, nel grafico qui sotto si mostra innanzitutto l’andamento dei redditi lordi (comprensivi dei trasferimenti) delle famiglie italiane e tedesche prima delle imposte sui redditi. Le differenze in questo caso sono molto ampie, oltre il 2 per cento all’anno. Si tratta quindi di un’indicazione del tutto coerente con la percezione di una situazione molto più favorevole per i bilanci delle famiglie tedesche rispetto a quelle italiane.
Le distanze però si attenuano se si considera il reddito al netto delle imposte, cioè la definizione standard del reddito disponibile. Questo perché in Germania le tasse pagate dalla famiglie negli ultimi anni sono aumentate più che in Italia. Tale andamento è in parte normale, in quanto riflette il legame fra la crescita del prelievo e quella della base imponibile. Rivela però anche alcuni aspetti della politica di bilancio adottata dalle autorità tedesche, che hanno utilizzato le risorse derivanti dalla crescita economica per assecondare il miglioramento dei conti pubblici anche dopo il 2014, quando il saldo di bilancio si era portato in avanzo.
La differenza fra Germania e Italia si riduce ancora se depuriamo il reddito disponibile dall’inflazione, ovvero se guardiamo al reddito disponibile espresso in termini reali. Difatti, in Italia l’inflazione è stata più bassa che in Germania, come conseguenza della minore crescita dei redditi unitari, percepiti in buona misura dalle stesse famiglie.
Passando infine dal reddito disponibile reale ai consumi reali le distanze si accorciano ulteriormente, perché in Italia le famiglie nel corso degli ultimi anni hanno ridotto il saggio di risparmio, mentre in Germania lo hanno aumentato. La prudenza delle decisioni di spesa delle famiglie tedesche è in parte legata al fatto che l’economia viene da una fase di espansione molto prolungata, ma è comunque un tratto relativamente peculiare nel panorama europeo, considerando il livello bassissimo dei tassi d’interesse, e l’andamento positivo della ricchezza delle famiglie, dato anche il recupero del mercato immobiliare tedesco.
I diversi passaggi illustrati consentono quindi di cogliere come la performance non eccezionale del consumi in Germania negli ultimi anni si sia prodotta in un contesto in cui i redditi delle famiglie sono cresciuti molto; in particolare, la sola voce dei redditi da lavoro dipendente è aumentata a un tasso del 4 per cento all’anno, due volte e mezza la crescita osservata in Italia.
Senza avanzare un’ipotesi interpretativa di tali andamenti, si può sottolineare che essi confermano come la crescita dell’economia tedesca resti ancora molto legata alla domanda internazionale: anche in fasi di crescita vivace dei redditi, i consumi delle famiglie tedesche mantengono una crescita moderata.
I comportamenti di spesa delle famiglie e la politica di bilancio tedesca esercitano congiuntamente un effetto di freno sulla crescita dell’intera area euro, e contribuiscono a mantenere il surplus delle partite correnti tedesche su livelli elevati. Questo rende più difficile il recupero da parte dei paesi più deboli, che avrebbero molto da guadagnare da una domanda più dinamica nell’economia leader dell’area della moneta unica.
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