categoria: Draghi e gnomi
Francia al voto, così Pil e prezzi potrebbero finire sull’ottovolante
La corsa a cinque delle elezioni francesi sta per scattare, il verdetto è questione di poco, più giorni che settimane, ormai. È un passaggio cruciale per le sorti dell’Europa: la vittoria dell’istanza antieuropeista di cui è portavoce soprattutto Marine Le Pen (leggetevi l’imperdibile reportage di Attilio Geroni sul Sole 24 Ore per capire meglio le ragioni dell’avanzata della destra in Francia) segnerebbe le sorti dell’Unione e potrebbe scatenare una tempesta perfetta sui mercati finanziari. Société Générale (SG) ha prodotto uno studio sulla tornata elettorale transalpina nel quale salta subito all’occhio questo grafico:
Come si vede, secondo SG un mandato presidenziale alla leader del Front National potrebbe avere conseguenze devastanti per l’economia transalpina, ma anche una presidenza Mélenchon sarebbe un colpo durissimo da assorbire. Del resto sono i loro i programmi più radicali: protezionista, patriottico e fondato sul ritorno all’autonomia monetaria quello della Le Pen; basato su un massiccio programma di investimenti pubblici finanziato da una durissima stretta fiscale su ricchi e aziende quello del leader dell’ultrasinistra.
Quanto a Fillon e Macron, un governo del primo potrebbe spingere il Pil nel medio termine, con costi sociali più elevati nell’immediato. Il contrario (qui i programmi a confronto) varrebbe, sempre secondo SG, per Macron, che appare ancora come il favorito, nonostante sia anche il candidato che in assoluto rappresenta la maggiore novità, come si racconta in questa intervista sul Sole 24 Ore.
SG mette in guardia, tuttavia, dall’idea che basti vincere le elezioni per governare la Francia. Non è così. Cinque le condizioni essenziali: mandato forte per il presidente, ampia maggioranza all’Assemblea Nazionale e possibilmente controllo sul Senato, consenso popolare sulle scelte dell’economia (in Francia quando si sciopera sono dolori per qualunque governo), la stabilità economica e finanziaria, il rapporto con la Commissione Europa e i partner dell’Eurozona. Le Pen e Mélenchon, per dire, hanno detto chiaro e tondo che l’uscita dall’Unione è un’opzione reale.
Quindi una cosa è essere eletti – si spiega nel report di SG – totalmente un’altra è realizzare il programma. E se perfino il volitivo Trump è andato a sbattere, fin da subito, contro gli ostacoli frapposti dalla realtà tra lui e i suoi proclami da campagna elettorale permanente, c’è da credere che per chiunque vinca in Francia la strada della presidenza possa rivelarsi molto più accidentata del previsto. Con tanti auguri all’Europa.
Twitter @albe_