Il prestito fra pari è vera rivoluzione?

scritto da il 22 Marzo 2017

Pubblichiamo un post di Ilaria Orfino, consulente di comunicazione di startup e aziende del settore tecnologico

Sessantasei miliardi di dollari in Cina (+ 290% rispetto all’anno precedente); 10 miliardi di dollari in USA (di cui, circa il 70% è stato corrisposto per consolidare debiti già esistenti); 2, 7 miliardi di sterline nel Regno Unito (oltre il 70% in più rispetto al 2014). E appena 10 milioni di euro in Italia.

Sono i soldi che nel corso del 2015, in questi Paesi, sono stati prestati sulle piattaforme di Lending based Crowdfunding, il canale alternativo agli intermediari creditizi per mezzo del quale famiglie e PMI, attraverso l’utilizzo di una piattaforma online in cui si incontrano domanda e offerta di denaro, sono finanziate direttamente da una moltitudine di investitori (privati o istituzionali).

Alle piattaforme LBC, che pur rappresentando una piccola frazione del totale dei finanziamenti concessi dagli intermediari finanziari sono in fase di veloce sviluppo, Bankitalia recentemente ha dedicato un paper, “Lending Based Crowdfunding: opportunità e rischi”, a firma di Marcello Bofondi, nel quale vengono delineati i benefici e i rischi delle piattaforme LBC e il loro impatto sul sistema bancario tradizionale.

 

Two cartoon businessman hands, giving money. vector illustration in flat design on green backgound.

Il punto di partenza del paper è costituito dalla constatazione che i veloci progressi del settore ICT hanno esercitato una fortissima leva sull’industria finanziaria, consentendole di ampliare la gamma dei servizi offerti, diversificare i canali di distribuzione e innovare le procedure di gestione dei rischi. I guadagni di efficienza generati dall’adozione delle nuove tecnologie avrebbero dovuto tradursi in minori costi per la clientela. Tuttavia, a causa di un tasso concorrenziale tra banche molto basso questo non è avvenuto.

L’evoluzione del settore ICT, però, ha consentito alle nuove imprese che operano nel settore finanziario, le c.d. FinTech, di offrire prodotti e servizi che fino a poco fa erano monopolio delle banche tradizionali, che si sono trovate impreparate a gestire questa nuova sfida.

Se le banche si sono trovate impreparate nella gestione delle sfide lanciate dalla finanza alternativa, tra cui configurano, appunto, le piattaforme, LBC, rischiano di essere effettivamente soppiantate da queste ultime?

Uno dei leit motiv del paper di Bankitalia è costituito, senza dubbio, dall’analisi del rapporto tra piattaforme LBC e sistema bancario tradizionale sostitutività o complementarietà tra i due? LBC potrà in futuro raggiungere dimensioni tali da rivoluzionare l’accesso al credito da parte di famiglie e PMI, determinando una drastica riduzione del ruolo e della redditività delle banche tradizionali. Per contro, secondo Deloitte e Morgan Stanley il LBC è destinato a rimanere un fenomeno di nicchia.

In realtà il Lending based crowdfunding non ha un ruolo disruptive all’interno del sistema bancario tradizionale, ma è complementare a quest’ultimo nell’offerta di servizi e prodotti finanziari, consentendo così a famiglie e PMI una ulteriore diversificazione del proprio portafoglio. Pur non costituendo una minaccia rilevante per le banche tradizionali, ha le potenzialità per stimolarle a rivedere i propri business model affinché, anche attraverso un utilizzo delle ICT più efficiente, possiamo offrire i propri servizi in modo più semplice, rapido ed economico.

A supporto di queste affermazioni vi sono diverse ragioni:

1 – In passato si è spesso sostenuto che il sistema bancario stesse per vivere quellalending rivoluzione copernicana che però non è mai avvenuta. Lo stesso potrebbe accadere ora. La maggior parte delle piattaforme di cui si posseggono dati pubblici operano in perdita e per sopravvivere hanno fatto ricorso a numerose ricapitalizzazione attraverso il mercato del venture capital. La ragione potrebbe risiedere nel fatto che devono ancora raggiungere una dimensione sufficiente che consenta loro di sfruttare le economie di scala che caratterizzano la loro operatività.  È quanto accaduto all’ inizio degli anni 2000, in seguito allo sviluppo delle banche online: allora si ritenne che queste avrebbero soppiantato quelle tradizionali. Questo non accadde, e molte banche online per sopravvivere furono acquisite da altre banche.

2 – L’utilizzo dei modelli di rating per la verifica del merito di credito dei potenziali debitori, la digitalizzazione del processo di erogazione del credito e dei canali distributivi, che sono tra le caratteristiche principali del LBC, non costituiscono una vera novità nel mercato dei prestiti. Da decenni le banche utilizzano metodi automatici per la valutazione del merito di credito della clientela, che riducono la necessità di raccogliere ed elaborare informazioni non codificate riguardo ai potenziali debitori e consentono di sfruttare significative economie di scala. Allo stesso modo la quasi totalità delle banche dei paesi avanzati presta servizi finanziari per mezzo di canali telematici (l’online banking). Sotto questi aspetti il LBC apporta solamente delle innovazioni incrementali, non costituisce una vera rivoluzione.

3 – Probabilmente, quando i tassi d’interesse inizieranno a crescere, vi sarà una riduzione del differenziale tra i rendimenti degli investimenti in LBC e quelli corrisposti sui depositi bancari e questo renderà più difficile, per le piattaforme, attrarre finanziatori.

Infine, un ultimo importante sviluppo riguarda gli accordi di collaborazione tra piattaforme e banche.

In alcuni Paesi (tra i quali spiccano USA e Regno Unito) vi è una convergenza tra il sistema bancario tradizionale e questa nuova forma di finanza. Tale convergenza in alcuni casi è stata operativa, in altri a livello di equity, e in altri ancora nella gestione di portafoglio. LBC e sistema bancario tradizionale possono dunque convivere e lavorare in sinergia, nell’interesse più alto di offrire soluzioni modellate sulle necessità dei clienti.

Twitter @IlariaOrfino