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La crisi del 2008 più costosa del New Deal?
Si è detto e scritto tante volte che la crisi del 2008 è stata la peggiore dal 1929. Anzi è nata un’ampia letteratura che paragona gli esiti della crisi iniziata nel ’29 – i disastrosi anni ’30 – ai giorni nostri e in effetti ci sono tante verosimiglianze, a cominciare dal ritorno in voga della teoria della stagnazione secolare, elaborata in quegli anni, fino alla voglia di protezionismo che all’epoca contagiò tutta l’economia globale. Al di là di ciò esiste un’altra controprova per asseverare la verosimiglianza delle due crisi. Ossia la quantità di risorse che il governo Usa ha dovuto mettere in campo per far fronte a un disastro con ben pochi precedenti.
Di tale confronto si è incaricato di recente un economista della Fed di St. Louis, che ha condotto un interessante confronto fra l’American recovery and reinvestment act (ARRA), approvato nel 2009 dall’amministrazione Obama, e la legislazione che ha reso celebre Roosevelt negli anni ’30: il New Deal. La scelta non è casuale. La normativa del 2009, infatti, è stata definita come “il più grande piano di ricostruzione di sempre approvato dal governo”. Sarà vero?
Secondo i calcoli fatti dall’autore dello studio, il Recovery act del 2009 è costato all’erario 840 miliardi in dollari del 2009. Stimare il costo del New Deal, che non è stato un singolo provvedimento, ma una somma di provvedimenti, è di sicuro assai più complesso. Per far fronte all’emergenza occupazionale, ad esempio, fu creata la Works Progress Administration (WPA), che si occupò di assumere milioni di lavoratori rimasti a spasso, per attivare diversi progetti, che spaziavano dalla costruzione di scuole ed edifici pubblici fino alle ferrovie.
Un’altra agenzia pubblica, la Agricultural Adjustment Administration (AAA) si occupò invece di regolare la produzione agricola, la cui sovraproduzione aveva contribuito ad abbattere notevolmente i prezzi dei beni primari, tramite prezzi amministrati e accumulo di scorte. Perciò stimare il costo complessivo delle varie iniziative non è stato un affare semplice. Se ne sono occupati due economisti, che nel 2015 hanno pubblicato uno studio secondo il quale il costo complessivo del New Deal sarebbe stato di 41,7 miliardi che, in dollari del 2009, diventano 653 miliardi. Assai meno comunque del costo del provvedimento del 2009.
Detta così, il discorso sembra chiuso, ma comparare i valori assoluti non tiene conto dei cambiamenti relativi che sono intervenuti nel frattempo nell’economia Usa. Uno per tutti: la popolazione è più che raddoppiata in questi 80 anni, e di conseguenza se calcoliamo la spesa pro capite, viene fuori che il costo del Recovery act è stato di appena 2.738 dollari a persona, mentre il New Deal costò in media 5.231 dollari, sempre in moneta del 2009.
L’analisi si raffina ulteriormente se si confrontano gli stimoli fiscali con la dimensione dell’economia, in sostanza l’output, al tempo in cui furono immessi dal governo. In questo modo scopriamo che il Recovery Act costò soltanto il 5,7% del prodotto a fronte del 40% del New Deal. Vista con queste lenti, lo sforzo economico dell’amministrazione Roosevelt sembra largamente prevalere. E tale circostanza è per lo più dovuta al fatto che gli stimoli durarono per circa sette anni, a fronte dei tre della legge del 2009.
Esiste ancora un altro modo per confrontare i due interventi, ossia calcolare il peso dell’incremento del debito che ha determinato in rapporto al Pil. L’autore ha calcolato che il Recovery act ha generato un aumento di debito sul Pil pari al 32% mentre il New Deal del 30,3%. In sostanza si equivalgono quasi. Questa tabella riepiloga tutti gli indicatori.
Come si può osservare la risposta alla domanda su quale sia stato il programma di interventi più impegnativo per le finanze pubbliche Usa cambia a seconda delle lenti che si indossano. E in ogni caso rimane controversa. Molti dei cambiamenti indotti, al di là degli stimoli fiscali, come nota l’autore dello studio, hanno avuto impatti sul settore privato e sul modo di fare business, negli anni Trenta come in quelli più vicino a noi. Quindi tutto ciò che possiamo dire è che in comune le due crisi hanno di aver avuto un costo esorbitante per la collettività. E neanche sappiamo se quest’ultima abbia mai smesso di pagarlo.
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