categoria: Res Publica
Le virtù dello Stato minimo e la ricetta per lo sviluppo del Sud
Pubblichiamo un post di Carlo Amenta e Luciano Lavecchia. Amenta è ricercatore in economia e gestione delle imprese presso l’Università di Palermo e honorary fellow dell’Istituto Bruno Leoni, Lavecchia è fellow dell’istituto Bruno Leoni –
Le politiche per il sostegno del Mezzogiorno hanno miseramente fallito. Non si può che concordare con Rosamaria Bitetti che, nel suo post del 26 maggio, le ha giustamente bollate come inutili e dannose.
Il danno più grave di queste politiche è stato quello di creare una sorta di effetto spiazzamento delle capacità degli imprenditori meridionali, modificandone irrimediabilmente gli incentivi. Per fare impresa al Sud è spesso più utile capire i mille cavilli dei bandi di spesa dei fondi europei, prevedere in anticipo quali saranno gli uomini chiave delle amministrazioni locali o conoscere chi si occupa degli appalti. Nel Mezzogiorno d’Italia sembra così spezzarsi del tutto il legame tra imprenditorialità, innovazione e sviluppo e non sembra errato attribuirne parte della colpa anche ai contributi pubblici che, per anni, sono stati progettati come se la creatività e la crescita potessero essere pianificate a tavolino in qualche oscura stanza di un assessorato o ministero.
Paradossalmente, nell’analisi delle politiche del Mezzogiorno e nel giudizio sugli effetti dell’intervento dello Stato, sembra mancare del tutto l’analisi delle conseguenze dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata che invece ha riportato molti successi e continua ad essere una delle principali speranze per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Accanto a uno Stato interventista, pianificatore e inefficiente, in questi anni al Sud ha agito anche uno Stato agenzia di protezione degli individui, intervenuto con fermezza e convinzione contro la criminalità organizzata e il malaffare. Quello Stato con il volto dei magistrati e delle forze di polizia che hanno perso la vita per combattere la criminalità e che hanno innescato processi di cambiamento spontanei e diffusi, che costituiscono un esempio straordinario di creazione di capitale sociale.
L’azione di contrasto si è svolta affiancando agli strumenti repressivi tradizionali anche le norme sulle misure di prevenzione patrimoniale che hanno consentito di colpire le organizzazioni criminali dritte al cuore degli interessi economici. Il dibattito sugli effetti di questi strumenti è acceso e ha raggiunto toni piuttosto polemici anche in coincidenza con le indagini, ancora in corso, su presunte irregolarità nella gestione dei sequestri presso il Tribunale di Palermo. Molte imprese poste in amministrazione giudiziaria falliscono o entrano in fase di liquidazione spesso perché perdono, dopo il sequestro, quel “vantaggio competitivo mafioso” legato all’assoluto disprezzo delle regole e all’utilizzo di violenza e intimidazione nella conduzione degli affari. Nel giudizio sugli effetti di questa azione appare opportuno quindi sottolinearne anche la natura di “bonifica economica”, senza la quale non possono in alcun modo crearsi le condizioni per lo sviluppo.
L’azione di contrasto decisa ha aumentato i costi delle organizzazioni criminali disincentivando la collusione con i soggetti ad esse affiliati. Fenomeni spontanei (e di successo) come comitato Addiopizzo, a cui diversi imprenditori e commercianti aderiscono, segnalando così la loro volontà di non sottostare alla prepotenza del “pizzo”, sono anche risultato di un differente clima, lascito di decenni di contrasto; lo Stato c’è ed è in grado di difendere gli “onesti e inermi cittadini” del Sud.
Al contrario, ha fallito lo Stato interventista e ipertrofico che si occupa di politica industriale e sviluppo economico. La lezione è che lo Stato minimo, che fa da arbitro e impedisce i soprusi, comincia a raccogliere diversi successi innescando fenomeni virtuosi. C’è ancora molto da fare, soprattutto nei centri minori o nelle aree rurali e tuttavia, in alcune grandi città del Sud, l’atteggiamento nei confronti della criminalità organizzata è motivo di esempio e lezione da studiare anche sui banchi di molte grandi realtà del nord del paese. La ricetta per lo sviluppo del sud? Meno contributi e più volanti.
Twitter @CarloAmenta1 e @LucianoLavecchi