categoria: Tasche vostre
Perché, pensavate davvero di combattere l’evasione fiscale con i limiti al contante?
Diciamolo, il limite all’uso del contante è solo una scocciatura tra le tante per chi è deciso ad evadere. E può semplicemente essere al netto un freno alle transazioni. Alzare il limite da € 1.000 a € 3.000, in ogni caso, non scioglie l’impostazione sudamericana della politica italiana, ed il confronto europeo resta impietoso (parlo del confronto con i Paesi più esemplari, non con la Grecia che può essere un “modello” eventualmente solo per gli estimatori di Chavez). D’altra parte finché la politica si balocca sui possibili strumenti di evasione invece che sulle cause, questo è il massimo che possiamo aspettarci.
Grossolanamente oggi circa un quinto degli italiani evade il fisco. Non esiste un dato ufficiale dell’evasione complessiva italiana, ma la stima di Banca d’Italia per il 2008 dà un’idea dei valori in gioco: 18,5% del PIL. Spero che nessuno pensi davvero che questa massa di denaro sia fatta da transazioni in contanti da € 2.000 tra falegnami e idraulici.
Chi evade è già impostato all’infrazione della legge, e lo fa per una serie di motivi che va un po’ oltre il semplice avere gli strumenti per farlo: mentre attendete che il negoziante spunti dal retro del negozio, non vi mettete in tasca gli oggetti che vedete in giro “solo perché potete farlo”. Ed allora, se avete sufficienti stimoli per decidere di evadere, infrangendo già tutta una serie di norme IVA IRES IRPEF contabili e quant’altro, non sarà certo l’ulteriore norma “non si portano più di mille euro in tasca” a fermarvi. Inoltre la combinazione di lavoratori al nero e vendite al nero permette anche un circuito economico “informale e parallelo” che in buona parte scavalca del tutto certe norme. In breve: limitare il contante non è lo strumento migliore. E che nell’era del big data non si sia in grado di incrociare efficacemente stile di vita con reddito dichiarato, dovendosi aggrappare a questi mezzucci dovrebbe dar da pensare.
Nei termini in cui il limite all’uso del contante può bloccare alcune transazioni senza però che queste passino dal “nero” al “bianco”, il rialzo di tale limite implica una qualche pressione in più sui prezzi estesa fino all’economia ufficiale, e questo è certamente uno sviluppo gradito proprio allo Stato per la svalutazione in termini reali del debito pubblico (per valutare questo aspetto, ricordate che ormai siamo a giocare sui decimali).
Una seria lotta all’evasione si può condurre solo minandone la ratio. E la ratio è da una parte l’entità attesa della sanzione (che combina entità della sanzione e probabilità di incorrervi) e dall’altra il vantaggio dato dall’evasione. Su tutto questo incidono poi alcuni fattori culturali come la percezione dell’utilità delle imposte pagate (cioè la qualità della spesa pubblica) e la sanzione sociale verso l’evasore (bassa in caso di generale disaffezione verso lo Stato causata dal cattivo esempio dei politici, dalla scarsa efficacia delle politica finanziate appunto con le imposte, o quant’altro), nonché la congiuntura economica. Quest’ultima variabile è stata valutata (vedi qui) come almeno mezzo punto di “nero” in più per ogni punto ufficiale in meno di “crisi” economica. Per le variabili culturali non possiamo avere misure. Per la parte “punitiva”, lo Stato spende già una montagna di quattrini per il contrasto ad evasione corruzione et similia: se i passi avanti ormai si riducono ai mezzucci di cui sopra, sarà difficile incrementare l’efficacia della lotta all’evasione.
Cosa resta? Il guadagno dell’evasione. Il guadagno è dato, tautologicamente, dalla pressione fiscale evasa. Maggiore è la pressione fiscale, maggiore è il guadagno dall’evasione. A parità delle altre variabili culturali congiunturali e penali, maggiore è la pressione fiscale e maggiore è l’incentivo ad evadere. Scarsità ed incertezza dei dati, e concorso di aspetti culturali, non permettono stime e previsioni assolute. Questa è una bella sponda per non valutare seriamente una politica un po’ à la Laffer di ridurre la pressione fiscale (necessariamente riducendo la spesa pubblica… che include la lotta all’evasione).
Le stime dell’evasione oscillano tra le varie fonti (dall’11,2% al 27% del PIL). Possiamo contare seriamente solo su pochi numeri di Banca d’Italia: un 16,5% a fronte di pressione fiscale al 40,5% (dati medi registrati tra il 2005 e il 2008), ed un 18,5% con pressione fiscale al 41,3% (dato puntuale del 2008 ); al più possiamo congetturare evasione nulla con pressione fiscale allo 0%, ed un dato odierno di evasione al 20% con pressione fiscale al 43,4%.
Pochi dati per una analisi statistica seria con test e controtest, ma abbastanza per un gioco: considero il contesto di rilevazione (legislativo, congiunturale e culturale) sufficientemente omogeneo; poi prendo i dati come corretti e li “martello” in una funzione che possa incorporare il crescente stimolo all’evasione dato dalla pressione fiscale (Evasione=℮ 0,4*PressioneFiscale-1), minimizzando il quadrato degli errori. Risultato del gioco: passando dal 40% al 45% di pressione fiscale dobbiamo attenderci circa un 2,4% di PIL evaso in più; passando dal 40% al 35% di pressione fiscale possiamo attenderci circa un 2,35% di PIL evaso in meno.
Questo gioco non può descrivere con precisione la funzione di reazione dei contribuenti, ma può dare una misura delle grandezze in ballo ed una diversa rappresentazione ceteris paribus della ratio dell’evasione.
Certamente ridurre la pressione fiscale di 5 o 10 punti non farà sparire l’evasione, ma d’altra parte pensare di tamponare i conti pubblici con balzelli fiscali di qualsiasi tipo risulterà sempre più deludente proprio per il maggior “stimolo” all’evasione. Essendo ormai a giocare su decimali di deficit concessi dalla UE in forza di promesse varie di recupero di gettito, la questione va presa sul serio.
… se invece mi dite che vi intascate gli oggetti lasciati per un momento incustoditi solo “perché potete”, allora mi rimangio tutto: dovrebbero arrestarvi tutti in totale presunzione di colpevolezza, altro che limite al contante!
Twitter @LBaggiani