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Stabilità 2016: il cappellaccio di Reagan, Catullo e l’idea disegnata su un tovagliolo
Questa mattina sono uscito di casa presto. Ho visto un sole meraviglioso tondo, pieno ed arancione (come piace disegnarlo al Panatino, mio figlio) sorgere in fondo a via Moscova, che si è incredibilmente trasformata in un cannocchiale naturale.
La mattina presto Milano è bellissima, poca gente in giro, noti soprattutto le felpe col cappuccio e gli sguardi dei ragazzi del liceo che si muovono sicuri, sfrontati a volte, con piglio tipico di chi ha un po’ paura forse del futuro ma lo affronta a muso duro perché ha una vita tutta da scrivere.
Sono belli questi ragazzi, studiano l’inglese e si preparano a partire. Faranno un po’ i fighi per le strade del centro, come cantava Carboni, perché a Londra o a New York essere italiani ha i suoi vantaggi. Me li immagino comunque le prime sere a commuoversi un po’ perché si sentiranno soli, e poi noi italiani comunque la mancanza della mamma la sentiamo sempre, non nascondiamocelo. Alla fine saranno felici, avranno magari bambini e mogli un po’ più biondi ma sempre quell’aria da “italiano allegro”. Saremo noi, come Paese, a perderci se non ci diamo una mossa in fretta. Non certo loro.
Questo dovrebbe essere un articolo tecnico sulla finanziaria presentata giovedì 15 ottobre, che poi ora si chiama legge di Stabilità, o meglio legge di fiducia. Più che altro forse “legge sulla fiducia” visto che, come ormai è consuetudine, prima abbiamo avuto le anticipazioni dalle associazioni (che così possono incassare meriti e crediti veri o presunti), poi i tweet ed infine le slide coloratissime. Bellissime.
In tarda serata esce perfino il comunicato stampa e solo dopo si inizia a far circolare la bozza di legge! Una meraviglia per iniziati di cui recentemente mi vanto di far parte anche io (ma conto ancora poco, mi arriva tramite amici e poco prima della pubblicazione carbonara su qualche sito). Ma volete mettere l’effetto che fa raccontarlo nei bar della Vetra all’ora dell’aperitivo?
I soliti gufi parlano di manovra sostanzialmente in deficit, senza coperture. Io stesso ho sottolineato quasi subito che i condizionali contenuti nel comunicato stampa erano tali e così significativi da rendere difficile comprendere di cosa si stesse realmente parlando.
Confindustria può essere soddisfatta (ci sono agevolazioni interessanti per le imprese), la burocrazia è rasserenata (si spende e spande come prima e più di prima alla faccia dei poveri Cottarelli, Perotti, Bondi…). I sindacati si lamentano ma in fondo, han fatto il pieno la volta scorsa.
Cosa evidenzierò ai miei clienti? Riporto qualche appunto dal comunicato stampa in attesa di studiare meglio il testo definitivo della norma.
TASI-IMU – L’imposta sulla prima casa viene abolita per tutti, con una riduzione fiscale complessiva pari a circa 3,7 miliardi. La Tasi viene abolita anche per l’inquilino che detiene un immobile adibito ad abitazione principale. Sicuramente sarebbe stato meglio agevolare chi produce rispetto alla rendita ma portiamoci a casa l’agevolazione. No, non c’è certezza sul futuro quindi per ora non si cambieranno le scelte di investimento. Si respira solo un po’ e magari sarà più facile pagare il mutuo senza riempire le banche di immobili invendibili (sì, anche a questo son serviti gli 80 euro, mica solo a rendere le famiglie più felici).
IMU IMBULLONATI – Gli imbullonati non saranno più conteggiati per il calcolo delle imposte immobiliari e qui l’alleggerimento fiscale è pari a 530 milioni di euro. Finalmente lo Stato riconosce che gli impianti non sono case, non uso il termine più corretto di immobili per non generare ripensamenti nel legislatore. Che resti un nostro segreto, ve ne prego.
BONUS NUOVI INVESTIMENTI, AMMORTAMENTI – La misura è volta a incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi (a partire dal 15 ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2016) attraverso il riconoscimento di una maggiorazione della deduzione ai fini della determinazione dell’Ires e dell’Irpef. La maggiorazione del costo fiscalmente riconosciuto è del 40% portando al 140% il valore della deduzione. Norma utile e da monitorare con attenzione soprattutto per gli investimenti in macchinari.
Saranno agevolate anche pc e auto, pare, ma attendiamo la tabella dei beni agevolati che ancora non ho potuto visionare. Sì, parliamo di agevolare le auto, proprio quelle che sono state punite da una normativa severissima che ne limita in maniera assurda la deducibilità e che finanziano i comuni indebitati con multe e divieti di sosta. Forse qualcuno si sarà accorto che la leggera ripresa italiana è sostenuta sostanzialmente dalla produzione di FCA e da un po’ di export.
Vedi a leggere i dati? Non sarebbe stato più elegante riavvicinarci a regime ad una deducibilità più ragionevole del 50%?
PROFESSIONISTI PMI e STARTUP – La norma viene modificata per ampliare l’accesso al regime fiscale forfettario di vantaggio . La soglia di ricavi per l’accesso a tale regime viene aumentata di 15.000 euro per i professionisti (portando così il limite a 30.000 euro) e di 10.000 euro per le altre categorie di imprese. Viene estesa la possibilità di accesso al regime forfettario ai lavoratori dipendenti e pensionati che hanno anche un’attività in proprio a condizione che il loro reddito da lavoro dipendente o da pensione non superi i 30.000 euro. Per le nuove start up viene previsto un regime di particolare favore con l’aliquota che scende dall’attuale 10% al 5% applicabile per 5 anni (anziché 3 anni). In attesa di una riforma strutturale sulla fiscalità delle società di persone, aumenta la franchigia di deduzione IRAP per questa tipologia di imprese da 10.500 a 13.000 euro.
Torniamo a legiferare per eccezioni, assecondando le tribù, senza voler affrontare un ridisegno complessivo della materia. Oscillando tra un amore ed odio per le partite IVA che non conosce pace. Neanche avessimo Catullo tra i banchi di quel che resta del Senato (lo so sarebbe meglio dire alla Camera, ma Catullo alla Camera proprio no. Un po’ di rispetto. Finché resta).
BONUS ASSUNZIONI DIMEZZATO – Anche per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016 è prevista una agevolazione attraverso la riduzione dei contributi al 40% per 24 mesi, misura che complessivamente porta a un alleggerimento pari a 834 milioni nel 2016 per salire a 1,5 miliardi nel 2017. Il bonus che serviva a riassorbire nel lavoro dipendente le collaborazioni a progetto e le partite IVA, un dispendio infinito di soldi pubblici pressoché inutile, viene ridotto. Del resto aumentano le agevolazioni per le partite IVA. O Catullo!
CONTANTE – La soglia per i pagamenti in contanti sale da 1.000 a 3.000 euro. Lo so, la coerenza non è evidentemente una dote del nostro legislatore. Fino a ieri chi usava il contante era un bandito, oggi lo si spinge ad essere un consumatore innamorato del Made in Italy. Non voglio entrare in una diatriba che vede pro e contro in entrambe le posizioni, dico solo che qualche volta bisognerebbe mantenere le linee di politica economica per più di sei mesi (no, niente piani quinquiennali, ve ne prego).
SOCIETÀ IMMOBILIARI E DI COMODO – Interessante invece la norma che consente l’assegnazione agevolata dei beni ai soci, un piccolo condono richiesto a gran voce che consentirebbe a molti di uscire da una normativa folle ed esageratamente punitiva come quella sulle immobiliari.
IRES – Si ridurrà del 3,5%, dall’attuale 27,5% al 24%, a partire dal 2017, con uno sgravio di 3,8 miliardi nel primo anno, che arriverà a circa 4 miliardi dall’anno successivo. Si potrà anticipare di un anno l’entrata in vigore della riduzione dell’aliquota qualora le istituzioni europee accordino la ‘clausola migranti’. Qui il condizionale è d’obbligo, l’agevolazione pare di difficile attuabilità ma sarebbe un segnale importante per incentivare a tenere i soldi in azienda e magari investirli in impianti cumulando le due agevolazioni.
Non sono norme sbagliate, il buon sottosegretario Zanetti avrà faticato non poco a tener la barra a dritta, cercando di ridare un senso ai minimi ad alla tassazione sulle immobiliari. Lo si percepisce e le imprese se ne avvantaggeranno, forse in maniera del tutto opportunistica, ma abbiamo tutti bisogno di ossigeno e va bene così.
Ho provato a dare qualche spunto tecnico (con la prudenza di chi ha letto velocemente le bozze) ma, devo essere sincero, ultimamente continua a tornarmi in mente l’immagine del vecchio Ronald Reagan, vestito da cowboy per giunta (per chi viene da altre parrocchie metta pure il nome del suo politico di riferimento, va bene uno qualunque… Mao, Stalin, no Berlinguer no, come non valgono nomi italiani del dopo De Gasperi).
Reagan negli anni 80 aveva bisogno di un’idea per dar forma alle sue sensazioni politiche e adottò quella di Laffer. Chi è Laffer? Poco importa ma contano come sempre gli aneddoti che riporto da Wikipedia:
Arthur Betz Laffer (Youngstown, 14 agosto 1940) è un economista statunitense, sostenitore della Supply side economics. Divenne molto influente negli anni dell’amministrazione Reagan, tanto da esserne uno dei massimi consiglieri economici. È conosciuto principalmente per la Curva di Laffer. Questa curva ipotizza, che, se la pressione fiscale è troppo alta, le entrate fiscali calano, in virtù dei disincentivi a aumentare, in presenza di aliquote elevate, l’attività lavorativa. Sebbene non rivendichi la paternità di questo concetto, rimane popolare un incontro con esponenti repubblicani prima delle elezioni presidenziali del 1980.
Il sito poi prosegue raccontando la parte più importante della storia:
Leggenda vuole che Laffer incontrò Reagan in un ristorante, e, scarabocchiando la curva su un tovagliolo, lo convinse della bontà della propria teoria. Gli economisti simpaticamente parlano di questo tovagliolo come il “Tovagliolo of Laffer of eponymity.”
Bellissima la chiosa e soprattutto bellissime le verità rivelate involontariamente dalle parentesi quadre:
I fatti hanno dimostrato che le entrate fiscali, in seguito alla riduzione delle aliquote operata dall’amministrazione Reagan, sono diminuite sensibilmente nel breve periodo per aumentare sensibilmente e altrettanto sul lungo. [senza fonte]
Senza fonte, è meraviglioso. Mette una lapide sui nostri tentativi di pianificazione molto più che il famoso aforisma di Churchill “If you put two economists in a room you get two opinions unless one of them is Lord Keynes in which case you get three opinions”.
Tutto questo per dire che possiamo dibattere all’infinito sulle virgole di una legge di Stabilità ancora tutta da scrivere ma che non possiamo farla scrivere ai tecnici che si perderanno nel definire i particolari senza aver la capacità di disegnare un nuovo percorso per il Paese.
Degli studi di macroeconomia mi è rimasto poco, ma un paio di concetti credo possano restare dei punti fermi (li cito nell’imbarazzo di sapere che il mio professore scrive proprio su queste pagine e che quindi avrà modo, come ai tempi dell’università di correggermi):
- Ridurre la spesa pubblica ha nel breve effetti recessivi, cosa che non possiamo permetterci;
- Una forte spesa pubblica è nel lungo periodo insostenibile se non accompagnata da una forte crescita;
Intorno a queste due affermazioni nascono teorie ed alibi tra i più affascinanti.
Questa notte però mi è apparso in sogno Reagan con il suo cappellaccio texano ed il sorriso coinvolgente da attore consumato (o Mao, o Stalin il lettore scelga pure il suo, no Berlinguer no, non provateci neppure) e sul tovagliolo ha scritto che forse per uscire dal circolo vizioso può essere utile cambiare il tipo di spesa.
Se tagliassimo la spesa improduttiva e aumentassimo parimenti quella per investimenti?
Ecco mi piacerebbe parlare di questo, che su questo si spostasse il dibattito del Paese: dove taglio e parimenti dove investo?
Lo so è un ragionamento rozzo, del resto me l’ha suggerito uno che girava con un cappellaccio da cowboy, che cosa pretendete da me? In fondo poi non ho colpe, io dormivo! E poi è solo un sogno.
Noi però oggi abbiamo maledettamente bisogno di un’idea da disegnare su un tovagliolo. Semplice e chiara, seppur maledettamente complicata da perseguire. Abbiamo bisogno di norme chiare da poter spiegare agli imprenditori, scarabocchiando su un tovagliolo.
Altrimenti cosa raccontiamo a quelle felpe col cappuccio che incontriamo la mattina presto in una Milano che a volte sa essere bella da togliere il fiato?
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