categoria: Distruzione creativa
La promessa dell’Internet of Everything: umanizzare e distruggere
Pubblichiamo un post di di Franco Petrucci, founder e CTO di Decisyon –
LA PROMESSA DELL’INTERNET OF EVERYTHING
L’Internet of Things o, più in generale, l’Internet of Everything ha guadagnato negli ultimi tempi un’attenzione paragonabile a quella dell’avvento di Internet. Probabilmente a ragione. Per millenni gli uomini hanno vissuto unicamente nel mondo fisico finché, trenta anni fa, qualcuno ha inventato il mondo digitale dove abbiamo cominciato a vivere “vite parallele” completamente disconnesse da quelle fisiche.
Oggi la promessa dell’Internet of Everything è quella di connettere i due mondi, quello fisico con quello digitale, e di rivoluzionare praticamente ogni aspetto della nostra vita privata e lavorativa: Smart City, Industrial internet, Connected Vehicles, solo per citare alcuni esempi, avranno un impatto profondo nel modo in cui vivremo e lavoreremo.
Sistemi M2M (Machine to Machine) in grado di connettere macchine attraverso sensori, attuatori o gateway che funzionano con protocolli diversi e di farli “parlare” tra di loro, non sono tecnologie nuove: sono utilizzate da anni. Esse sono state utilizzate per molto tempo unicamente per abilitare comunicazioni tra macchine o tecnologie elettroniche diverse.
La loro evoluzione verso piattaforme di “Internet of Things” in grado di connettere dati, processi e “cose” sta generando tecnologie in grado di estrarre informazioni utili tra le montagne di dati generati da sensori o altre sorgenti, di generare intelligenza e di renderla “actionable”, fornendola cioè al momento giusto, alla macchina giusta e nelle giuste modalità, senza preoccuparsi dei protocolli proprietari della varie tecnologie coinvolte.
Questa evoluzione da M2M a IoT è oggi in atto. Sul piatto c’è infatti una grande opportunità di sviluppo: Cisco ha stimato il valore futuro del mercato delle soluzioni IoT, nel 2020, in 14mila miliardi di dollari, stima legata alla crescente necessità nel settore della manifattura e dell’automazione di soluzioni per ottimizzare le risorse adottando le migliori decisioni sui processi aziendali.
Ma, per raggiungere questo scopo, si sta già prospettando un’altra grande rivoluzione: l’Internet of Everything (IoE).
L’IoE chiude il loop connettendo dati, processi e cose alla componente umana: le persone. Dietro le macchine degli impianti manifatturieri o dietro il terminale di una banca, di un’agenzia assicurativa o di un retail, ci sono sempre delle persone, dei clienti, dei team pronti a collaborare analizzare dati e prendere decisioni.
L’Internet of Everything raccoglie i dati strutturati che arrivano dalle macchine grazie a soluzioni di IoT e li incrocia con dati e informazioni non strutturate che vengono fornite dalle persone (ad esempio, messaggi, task, segnali, workflow), il tutto all’interno di un ambiente virtuale che facilita la collaborazione tra le persone. L’IoT abilita l’IoE e si mette così al servizio del fattore umano: non lo sostituisce ma lo abilita nella gestione di tutti i processi aziendali permettendo al professionista di passare dall’informazione, alla decisione e, infine, all’azione.
Connettere cose è un mezzo per un fine. Il valore primario che l’IoT fornisce è costituito dai dati catturati grazie al fatto di poter connettere le cose e dagli Insight, ovvero le analisi che possono essere generati con algoritmi sofisticati. Le piattaforme di IoE saranno in grado di utilizzare le informazioni generate e permetteranno di prendere decisioni automatiche (direttamente dalle macchine) oppure manuali (con l’intervento umano). Lo scopo è connettere persone, dati, processi e cose con modalità assolutamente diverse da quello che i sistemi attuali permettono di fare.
L’IoE richiederà l’utilizzo di piattaforme dedicate, in quanto l’approccio verticale (a silo) insito della generazione corrente di sistemi non consente di connettere persone, dati, processi e cose come sarebbe necessario. Infatti il nuovo paradigma richiede un approccio orizzontale (cross-processo) per permettere di connettere l’organizzazione.
Perché la generazione attuale dei sistemi fa molta fatica a supportare come necessario i processi appena descritti (oppure non riesce a supportarli affatto)? Ciò è dovuto fondamentalmente a quattro categorie di problemi che riguardano i sistemi:
– non sono agili;
– non sono facilmente connettibili (integrabili);
– non sono intelligenti;
– non sono collaborativi o “sociali”.
Questi sistemi sono stati costruiti nel corso degli anni con una logica non orientata al cambiamento, cioè sono stati costruiti “per durare” e non “per cambiare”. Inoltre sono stati progettati come strumenti “Stand Alone”, con una logica a silo, e pensati per essere utilizzati da soli, non per essere in grado di connettersi e interagire dinamicamente con le altre componenti presenti nell’organizzazione o nell’ecosistema in cui l’organizzazione funziona. Cioè non sono stati pensati per abilitare l’IoE.
Una nuova generazione di sistemi sta per essere creata sulla spinta dell’IoE. Sistemi pensati per essere “orizzontali” e non “verticali”, per essere in grado di connettere l’organizzazione e di farla funzionare finalmente in modo coordinato e non come un insieme di parti completamente disconnesse tra loro. Nuove rivoluzionarie architetture, dotate della capacità di connettere persone, dati, processi e cose, potranno abilitare l’organizzazione “autonomica”.
La competizione sempre più spinta presente praticamente in tutti i mercati non monopolistici farà sì che soltanto le organizzazioni più agili, intelligenti, veloci e coordinate resteranno sul mercato tra dieci anni e saranno più forti di oggi, mentre le altre verranno sopraffatte dalla loro lentezza ad adeguarsi alle nuove regole del gioco.
Le organizzazioni per avere un futuro dovranno diventare “autonomiche”, cioè dovranno sviluppare la capacità di sopravvivere nell’ecosistema in cui vivono, modificandosi ed adattandosi continuamente, dovranno sviluppare la capacità di connettersi facilmente con le altre Entità con cui collaborano (fornitori, clienti e partner) attraverso la creazione di un ecosistema dinamico (la Network Organization) dove comunità di organizzazioni possono dinamicamente lavorare, interagire e vivere insieme.
Oggi la competizione non è fra singole organizzazioni, ma fra Network Organization, e la capacità di creazione di questi ecosistemi sarà cruciale per la sopravvivenza stessa delle organizzazioni. Soltanto le organizzazioni con capacità di tipo “Sense and Respond” sopravvivranno.
Il cambio di paradigma dell’IoE avrà effetti distruttivi sugli attuali equilibri di mercato. Le organizzazioni che si doteranno di sistemi di IoE si evolveranno e si adatteranno ai nuovi scenari molto più velocemente ed agilmente rispetto alle organizzazione che non avranno adottato tali sistemi e che resteranno inevitabilmente arretrate.
Trenta anni fa il pesce grande mangiava quello piccolo. Oggi il pesce veloce mangia quello lento.