categoria: Vendere e comprare
Lavazza, la conquista di Carte Noire e l’orgoglio d’impresa secondo Einaudi
Lavazza, storico gruppo del caffè nato nel 1895, imita Ferrero (che il mese scorso ha acquisito la società inglese Thorntons) e va alla conquista del mercato transalpino acquistando per circa 800 milioni di euro, la quasi totalità per cassa, il business di Carte Noire (250 milioni di euro di fatturato, il valore delle vendite dell’azienda italiana è pari a 1,5 miliardi) che comprende caffè macinato, cialde, capsule compatibili con Nespresso. Andare in Francia non è casuale: infatti nel 1982 Lavazza aprì a Parigi la prima consociata estera. Con questa operazione Lavazza, settimo gruppo del mondo nel settore, supererà il 50% dei ricavi oltre frontiera.
Come ha detto il finanziere Giovanni Tamburi le società italiane di media grandezza devono quotarsi in Borsa per sfruttare i vantaggi del mercato dei capitali. Diventare “public” con il collocamento delle azioni sul mercato borsistico non significa esclusivamente poter raccogliere risorse finanziarie. Consente di comunicare uno status di trasparenza, di serietà, di credibilità superiore. Tamburi con una battuta efficace dice: “Non è solo per raccogliere capitali che ci si quota. Altrimenti perché si sarebbero quotate aziende come Apple e Microsoft?”.
L’amministratore delegato di Lavazza, Antonio Baravalle, ha dichiarato che “la strategia è basata sia sulla crescita interna sia sulla scelta di ingrandirsi con acquisizioni”. Sarebbe molto più facile procedere a processi di internazionalizzazione se Lavazza fosse quotata. Potrebbe in tal modo completare le operazioni di merger & acquisition scambiando le proprie azioni quotate. Per fare un esempio, Facebook ha avuto buon gioco nell’offrire azioni Facebook agli azionisti di WhatsApp. E così in molti altri casi, diventando in tal modo un colosso che capitalizza l’astronomica cifra di 272 miliardi di dollari.
Con il costo del denaro a livelli storicamente irrisori, le imprese italiane sane con bilanci floridi (ce ne sono tante) non possono perdere questa straordinaria occasione di andare a comprarsi i loro competitor, sulla base del sano principio anglosassone: “If you can’t beat them, join them”.
Sul sito dell’impresa torinese si legge che “l’azienda Lavazza è la famiglia Lavazza, da sempre: e fare impresa con il cuore, come diceva Emilio Lavazza, è tra i valori fondamentali di una delle realtà imprenditoriali più solide del panorama italiano”. Fare impresa con il cuore evoca sentimenti, amore per la propria impresa, la voglia di realizzare qualcosa di importante e di farlo bene.
Tutto ciò non può che richiamare il pensiero di Luigi Einaudi – ministro del bilancio, governatore della Banca d’Italia e successivamente presidente della Repubblica. Nelle sue Lezioni di politica sociale (scritte in esilio in Svizzera nel 1944) scrive delle pagine bellissime sull’orgoglio d’impresa, sui sentimenti dell’imprenditore, industriale e agricolo: “L’orgoglio che l’industriale sente, forse grossolano, forse oggetto di compassione per gli eredi di una secolare fine educazione, è l’orgoglio d’uomo, di uomo che volle e riuscì. I suoi sentimenti paiono terra terra; né egli innalza lo sguardo verso l’alto; ma senza il demone interiore che agitava il suo spirito, egli non avrebbe creato qualcosa. Il proprietario il quale, giunto verso la sera della vita, ricorda i lunghi decenni durante i quali egli a rinunciato a godere dei frutti della sua terra e col risparmio così compiuto, l’ha trasformata con strade nuove e case ricostruite e spianamenti ed impianti di frutteti o di vigneti o di oliveti o opere di irrigazione, sicché dove viveva miseramente una famiglia, oggi due o tre famiglie traggono vita decorosa, sente, anch’egli di aver creato qualcosa.”
“Quelle case, quegli alberi fruttiferi, quei campi fecondi sono cose materiali sì, ma sono creazioni del suo spirito, che volle quel risultato invece di altre cose materiali che avrebbe potuto godere lungo quel mezzo secolo: dal fumo delle sigarette, a cui rinunciò, all’eccitazione del gioco, dai viaggi con amici e famigliari ai pranzi in lieta compagnia, dalla frequenza a spettacoli agli sport invernali. La volontà sua libera decise altrimenti ed egli ora si compiace di aver fatto quell’uso della sua libertà”.
Con i consumi interni in stallo da tanti anni, andare all’estero, focalizzarsi sull’internazionalizzazione non è più una facoltà, ma un obbligo. Con Einaudi alle spalle che ci sussurra nell’orecchio è più facile.
Twitter @beniapiccone