categoria: Draghi e gnomi
Haircut o no, il secolo breve dei greci è una promessa di disperazione
Il terribile XXI secolo dei greci, iniziato nel 2010, non terminerà prima del 2064, a quanto pare. E non è detto che finisca bene. L’analisi di sostenibilità pubblicata dal Fondo monetario internazionale, infatti, illustra con chiarezza che il malfunzionamento dell’economia greca è profondo e ha generato una voragine che inghiotte decine di miliardi di aiuti senza che ciò serva a colmarla.
L’opinione pubblica scopre così che servono 50-60 miliardi ai greci prima possibile, per rendere in qualche modo sostenibile un debito che sennò non lo è. Se fossi greco, poi, e leggessi quello che scrive il Fmi rimarrei di stucco. Nella migliore delle ipotesi, ossia che si raggiunga un accordo, che arrivino i prestiti e che si decida persino una riduzione del debito esistente, un haircut, dovrei aspettare fino al 2064 per vedere il mio debito pubblico, ossia il fiato sul collo dei creditori internazionali, scendere sotto l’80%. E per giunta dovendo tenere un avanzo primario almeno al 2,5% del Pil per tutto questo tempo, a fronte dell’1% scarso di cui si parlava nei negoziati recenti.
Su tali previsioni, sensate o meno, i greci devono decidere sul loro futuro. E se fossi greco e leggessi il Fmi, l’unico pensiero che mi sorgerebbe credo sarebbe dire no a questo futuro di miseria e sorveglianza internazionale. Salvo poi temere il salto nel buio se dicessi no per davvero.
Il secolo breve dei greci è una promessa di disperazione.
Ciò malgrado il Fmi ammetta che “data la fragilità della dinamica del debito, sono necessarie ulteriori concessioni da parte dei creditori per tornare a renderlo sostenibile”.
Le soluzioni tecniche sono diverse. Ma prima di ogni cosa bisognerà capire se la Grecia dovrà sopportare il suo fardello da sola o con la concessione di aiuti.
Nel primo caso un altro scenario ipotizza che il debito pubblico greco rimarrà superiore al 100% per i prossimi cinquant’anni, che poi significa che il Paese vivrà sotto la costante minaccia di shock finanziari e instabilità di vario genere.
Nel secondo scenario, ossia che arrivino gli aiuti, nel 2064 la Grecia dovrebbe raggiungere il target del 60% di debito sul Pil. Ma in cambio di cosa?
Il punto è proprio questo. Poiché la vulgata della sostenibilità è basata sul concetto dell’avanzo primario, il Fmi ha elaborato altri scenari che mescolano diversi livelli di avanzo primario con l’assunzione che la crescita reale greca rimanga debole nel periodo considerato.
Il primo scenario ipotizza un avanzo primario del 3,5% per i prossimi cinquant’anni. Lascio a ognuno di voi valutare quanto sia realistica l’ipotesi che i greci riescano nell’impresa. In questo caso nel 2064 il debito/Pil, sempre ipotizzando che vengano concessi gli aiuti, dovrebbe stabilizzarsi intorno all’80 per cento.
Se invece andiamo a vedere l’ipotesi di un avanzo primario del 2,5%, ben lontano comunque dai numeri emersi durante il negoziato, il debito/Pil nel 2064 sarebbe ancora al 140%. In pratica il secolo breve avrebbe come controparte un debito eterno.
Ciò spiega perché il Fmi scrive che in questo caso, ossia di un avanzo primario basso, “sarebbe necessario un haircut, oltre alla concessioni di prestiti a tassi bloccati al livello corrente”. L’esempio di haircut ipotizzato vale almeno 50 miliardi di euro. Difficile spiegarlo alle opinioni pubbliche europee, chiamate a sostenere questa perdita con le loro tasse.
In questo scenario, tuttavia, il debito/Pil, sempre nel 2064, sarebbe al livello di quello con sotto l’ipotesi di un avanzo primario del 3,5%. Che significa meno sacrifici per i greci, più sacrifici per gli altri partner. Ossia tutti noi.
Il secolo breve dei greci, evidentemente, è anche il nostro.
Twitter @maitre_a_panZer