categoria: Sistema solare
Emergenti minacce sul commercio internazionale
Leggo incredulo gli ultimi dati sul commercio estero della Cina di aprile, stupito non tanto dal calo delle esportazioni, diminuite del 6,4% rispetto all’aprile 2014, persino migliorate rispetto al -15% marzo 2015/marzo 2014, ma da quello delle importazioni, sprofondate del 17,4% rispetto ad aprile 2014, persino peggio del -12% registrato a marzo 2015 rispetto a marzo 2014.
Il crollo dell’import cinese più che compensa la forte regressione dell’export, sicché alla fine il saldo commerciale risulta positivo, per il mese considerato, per ben 201,21 miliardi di yuan, a fronte dei 18,16 di marzo.
Mi stupisco ad osservare la Cina, ex grande speranza degli esportatori occidentali, seguire chissà quanto volontariamente la strada che fu dell’Eurozona duranti gli anni terribili fra fine 2011 e fine 2013, quando soltanto il crollo delle importazioni poté consentire ai paesi in difficoltà di recuperare quel tanto di saldo commerciale capace di rimettere un minimo in ordine la loro posizione estera. E il caso italiano, con le esportazioni tornate solo a fine 2014 ai livelli del 2007 (si veda il grafico), in tal senso fa scuola.
Il problema è che la Cina ha imboccato questa strada ormai da tempo, e non è la sola. Tutti i principali paesi Emergenti sono alle prese con una contrazione delle importazioni che ha definitivamente affossato le speranze di ripresa del commercio internazionale.
Quest’ultimo, come ha efficacemente illustrato la Bce nel suo ultimo bollettino economico, “si colloca da tre anni al di sotto della sua media di lungo termine nel periodo antecedente la crisi”. Questa stagnazione ha ragioni “insieme cicliche e strutturali” ed è probabile che al di là dei miglioramenti ciclici, “l’impatto dei fattori strutturali potrebbe perdurare nel più lungo periodo”.
La conseguenza è che “il rapporto fra la crescita dell’interscambio mondiale e quella del Pil globale è probabile che rimanga al di sotto della sua media di lungo termine nel periodo antecedente la crisi”.
Giusto per la cronaca, vale la pena rilevare che questa sorta di letargo del commercio globale è il peggiore da quarant’anni (si veda il grafico). Con l’aggravante che mentre dagli anni ’80 le importazioni globali sono aumentate a ritmi quasi doppi rispetto al Pil, a partire da fine 2011 “il rapporto tra la crescita delle importazioni e quella del Pil su scala internazionale è sceso attorno a uno”. Con “la debolezza dell’interscambio che va ricondotta principalmente alla minore crescita della componente dei beni, poiché quella dei servizi si è mantenuta sostanzialmente stabile”.
Questa tendenza globale letta in controluce rivela grandi differenza fra le varie regioni. Nel primo periodo considerato, quindi fra fine 2011 e fine 2013, sono state le economie avanzate, e in particolare quella dell’Eurozona, a veder crollare le loro importazioni (si veda il grafico). Ma da fine 2013 a oggi, e i dati cinesi lo confermano, sono principalmente i paesi Emergenti ad aver bloccato le importazioni. cresciute meno meno del 3%, fra il 2013 e il 2014, quindi, meno dei paesi avanzati e assai al di sotto della media di lungo periodo (8%).
“Nei mercati emergenti – spiega la Bce – la decelerazione del commercio è stata dominata dagli andamenti in Cina. In Cina la crescita annua media delle importazioni si è più che dimezzata”. Tale rallentamento ha sortito pesanti impatti sull’interscambio globale: al crollo delle importazioni dei paesi emergenti corrisponde un sostanziale rallentamento del commercio globale. Il che è perfettamente logico, se uno ci pensa.
Su questo scenario le tensioni finanziarie alle quali sono esposti i paesi Emergenti, anche a causa del loro elevato indebitamento in dollari – si calcola che per il mondo girino nove trilioni di obbligazioni denominate in dollari emesse da paesi non americani – del forte apprezzamento della valuta americana e dell’imminente avvio dell’exit strategy Usa non sono certo un buon viatico per la loro capacità di contribuire alla ripresa degli scambi.
Le minacce Emergenti sul commercio globale sono evidentemente in aumento.
Twitter @maitre_a_panZer