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Il no alle Olimpiadi fa dell’Italia un Paese irredimibile. Chiedere lumi a Zanardi
La notizia del no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 20124 è ferale per tutti gli italiani che credono nel futuro. Significa dire che non crediamo in noi stessi. Mentre il governatore del “miracolo economico” Donato Menichella sosteneva lo “Sta in noi”, la sindaca di Roma Virginia Raggi parla per frasi fatte, per luoghi comuni e, invece di provare a cambiare l’esistente (è per quello che l’hanno votata), trova alibi per non modificare l’andazzo italico.
Non voglio qui replicare con i numeri al bel pezzo di Rosamaria Bitetti poiché queste possibili Olimpiadi avrebbero potuto essere una straordinaria occasione – nel Paese delle “Occasioni mancate” (Michele Salvati, cit.) – per dimostrare che gli italiani sono in grado di organizzare una grande manifestazione, anche in modo diverso rispetto alle altre Olimpiadi che si mettono in comparazione.
E però, quando di parla solo di numeri (un “contatore di fagioli”, per dirla con Federico Caffè) e non di capacità progettuale, si elidono gli sforzi di pensiero. Bisognava cogliere l’opportunità per pensare a delle Olimpiadi con meno cemento possibile, utilizzando gli impianti esistenti, compresi quelli realizzati per le Olimpiadi invernali di Torino. Come ha scritto quest’estate Ricky Levi sul Corriere della Sera: “Perché non pensare — forse siamo ancora in tempo — ad «aggiustare» la candidatura di Roma per trasformarla e presentarla come una candidatura dell’Italia intera? L’atletica leggera, la regina delle Olimpiadi — su questo non si discute — potrebbe e dovrebbe restare a Roma, rinnovando la magia dei giochi del 1960, chiusi con l’indimenticabile maratona partita ai piedi della grande scalea del Campidoglio e conclusa nella notte sotto l’Arco di Costantino con la vittoria, a piedi scalzi, di Abebe Bikila. Le altre discipline potrebbero, invece, essere collocate in altre città italiane, scelte in ragione della loro storia, delle loro tradizioni sportive, dell’adeguatezza dei loro impianti, delle loro capacità ricettive, della loro capacità — perché no? — di essere una vetrina turistica dell’Italia nel mondo”. Perché costruire a Roma un nuovo velodromo se è stato appena completato a Milano il Vigorelli?
Ci sentiamo di aggiungere che la soluzione “nazionale” per le Olimpiadi avrebbe potuto diventare una sorta di progetto analogo al “rammendo delle periferie”, ideato da Renzo Piano una volta nominato senatore a vita dal presidente Giorgio Napolitano. Nessuno spreco, legalità massima ed efficienza totale. Sentire parlare di legalità da chi ha frequentato, pur da praticante, lo Studio Cesare Previti – condannato in via definitiva in Cassazione per corruzione in atti giudiziari – ha dell’incredibile. Virginia Raggi dovrebbe ricordarsi di ciò che diceva Pietro Nenni: “A fare a gara tra i puri, un bel giorno troverai uno più puro di te che ti epura”.
Purtroppo con i grillini valgono ben poco paper, ragionamenti economici, conoscenza della storia. Sono dei Signor NO, come il notaio di Mike. Sono inscalfibili nelle loro certezze. Qualsiasi proposta non va bene. Ce n’è una migliore subito a portata di mano. Peccato che questo sia il tratto tipico dei rivoluzionari, che non gradiscono cambiamenti graduali ma solo ghigliottine e tagliole. Vi ricordate i grillini quando dicevano che l’Expo sarebbe stato un flop, che non si sarebbero completati i padiglioni in tempo, che non sarebbe andato nessuno? Ve lo ricordate Beppe Grillo che urlava “Ma chi viene a Rho?”, “Fermate Expo, è un’associazione a delinquere”?
Dobbiamo – con i nostri comportamenti – dimostrare che non è vero che “non c’è più il futuro di una volta” (Paul Valery, cit.). Che esiste un futuro possibile. Che i nostri figli devono sperare in un futuro diverso dallo zero virgola di crescita. Se non possiamo contraddire Norberto Bobbio – memorabile la sua affermazione “L’Italia è un Paese tragico” – dobbiamo cercare di smentire Leonardo Sciascia che definì l’Italia un “Paese irredimibile”. Come ha detto Alex Zanardi, atleta simbolo del ‘niente è impossibile’: “Dire no per il timore che qualcuno possa mangiarci sopra è come alzare bandiera bianca senza neanche provarci”.
Twitter @beniapiccone